Continuano le strette delle autorità europee per la concorrenza nei confronti delle multinazionali che operano nel territorio del Vecchio Continente. L'ultima in ordine temporale è toccata alla piattaforma online per la prenotazione di hotel e alloggi turistici
Booking.com. In questo caso, è entrata in azione la Comisión Nacional de los Mercados y la Competencia (
CNMC) spagnola, che ha inflitto una
multa per 413 milioni di euro. Si tratta della sanzione più pesante mai comminata dall'Antitrust iberico. La motivazione sta nel fatto che il gruppo olandese avrebbe abusato della propria posizione dominante negli ultimi cinque anni, imponendo "condizioni commerciali sleali agli hotel spagnoli" e limitando "la concorrenza delle piattaforme alternative".
Entrando nel dettaglio, Booking.com avrebbe messo una clausola che impedisce agli hotel di abbassare il prezzo delle stanze sui propri siti a un livello inferiore a quello che si trova sul portale di Booking.com. Quest'ultimo può invece abbassare unilateralmente le tariffe che gli hotel offrono sia attraverso la loro piattaforma che mediante quella di Booking.com.
L'Antitrust contesta anche una mancanza di trasparenza riguardo gli abbonamenti dei programmi Preferred, Preferred Plus e Genius, che permettono agli hotel di migliorare il posizionamento nella classifica dei risultati predefiniti di Booking.com in cambio di una commissione più alta o di sconti maggiori sulle stanze.
Per quanto riguarda la limitazione della concorrenza, secondo quanto ha riferito la CNMC, Booking.com avrebbe stabilito alcune policy che limitano le azioni di altre agenzie, tipo l'impiego del numero totale di prenotazioni di un hotel tramite il portale dell'agenzia con sede ad Amsterdam. Questo infatti costituisce un incentivo degli hotel a concentrare le loro prenotazioni online solo attraverso Booking. A tutte queste contestazioni e alla multa stabilita, la società olandese ha già fatto sapere che presenterà ricorso facendo riferimento al Digital Markets Act dell’Unione Europea come ambito nel quale risolvere la questione.
Europa e Big Tech, clima sempre teso
Il clima che si respira tra le aziende tecnologiche e le autorità antitrust in Europa quindi è molto teso. Proprio questa settimana, la Competition and Markets Authority (CMA) britannica ha annunciato che terrà una consultazione pubblica fino al 13 agosto, prima dell'apertura di un'indagine formale nei confronti di Alphabet, per i rapporti stretti che il gigante di Mountain View ha con la start-up di intelligenza artificiale Antrhopic. In sostanza, l'Antitrust del Regno Unito vuole verificare se la partnership possa essere assimilabile a una fusione d'impresa che finisca per ridurre la concorrenza.
Alcuni mesi fa, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha multato per 10 milioni di euro in solido due società del gruppo Amazon, le aziende lussemburghesi Amazon Services Europe e Amazon EU, a causa di una pratica scorretta nella selezione degli acquisti. In pratica, nella pagina del marketplace dove sono descritte le caratteristiche dell'articolo selezionato, viene impostata l'opzione "acquisto periodico" anziché "acquisto singolo", sia per prodotti venduti da Amazon sia per prodotti venduti da terzi sul sito. Proprio Amazon la scorsa settimana è stata sottoposta in Italia a un sequestro di 121 milioni di euro per frode fiscale da parte della Guardia di Finanza.
Un altro colosso tecnologico ai ferri corti con i regolatori UE è Apple, che quest'anno ha subito una multa di 1,8 miliardi di euro (la più grande mai inflitta dalla Commissione europea) per abuso di posizione dominante nel settore dello streaming musicale. Mentre questo mese ha chiuso un'indagine che durava dal 2020 sul sistema di pagamento Apple Pay, dopo che il gigante di Cupertino ha preso degli impegni per rimuovere le cause che portavano a una limitazione della concorrenza.