Intesa Sanpaolo e UBI Banca rappresentano insieme ad
Atlantia uno dei temi di maggior interesse presenti a Piazza Affari in questo periodo. Lo scorso
3 luglio ha ufficialmente preso il via l’Offerta Pubblica di Scambio promossa da Intesa Sanpaolo su UBI Banca. Gli azionisti della banca nata nel 2007 dalla fusione Banche Popolari Unite e Banca Lombarda potranno aderire all'OPS di Intesa fino al prossimo 28 luglio.
OPS Intesa: adesioni, struttura e scanari offerta
I termini dell'OPS avanzata dalla banca guidata da Carlo Messina prevedono il riconoscimento agli azionisti di UBI di
17 azioni Intesa Sanpaolo ogni 10 azioni della banca guidata da Victor Massiah consegnate. Stando ai
dati al 14 luglio 2020, dall’inizio dell’offerta sono state
presentate richieste di adesioni per 23.068.998 azioni, pari al 2,016% dell’offerta. Nei giorni scorsi il CdA di Cattolica Assicurazioni ha deciso di aderire all'OPS. L'assicurazione veronese consegnerà l'1% del capitale di UBI Banca in portafoglio.
A quasi due settimane dal via,
l'OPS finora non ha riscaldato i soci di UBI Banca. Il CdA e il management hanno a più riprese espresso un parere negativo sull'operazione, ritenuta ostile e non allineata al reale valore della banca. In merito alle adesioni dei principali soci della banca bresciana-bergamasca, la
Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo (azionista di UBI con il 5,91% del capitale)
non ha ancora preso una decisione sull’adesione all’OPS. Il CdA e il Comitato di Indirizzo della Fondazione Banca Monte di Lombardia (azionista di UBI con il 4,96% di capitale) si dovrebbero riunire nuovamente il prossimo 17 luglio.
Il numero di azioni UBI Banca che verranno presentate in adesione all'OPS di Intesa Sanpaolo entro il prossimo 28 luglio sancirà il successo o la sconfitta di questa scalata. Secondo la banca capitanata da Messina
l'integrazione tra i due istituti di credito dovrebbe portare 700 milioni di euro di singergie annue ante imposte. Per arrivare a questo bisogna però prima poter integrare sotto uno stesso tetto le due banche.
La scalata di Intesa Sanpaolo si compierebbe qualora la prima banca italiana riuscisse a controllare il 66,67% del capitale di UBI Banca. Con quella soglia non vi sarebbero problemi a far passare in Assemblea dei soci l'integrazione. Diverso il discorso se le adesioni non dovessero arrivare ai 2/3 del capitale.
Se Intesa Sanpaolo non riuscisse a raggiungere il 50% più un’azione del capitale di UBI Banca, l’offerta decadrebbe e non se ne farebbe più nulla. Se le adesioni dovessero collocarsi tra il 50% e il 66,67% del capitale la banca guidata da Messina valuterà il da farsi.
UBI Banca: 10 motivi per aderire all'OPS di Intesa Sanpaolo
L'adesione o meno all'OPS di Ca' de Sass come dicevamo sta catalizzando l'interesse degli operatori di mercato, spesso dividendo in
due schieramenti contrapposti chi è a favore e chi contrario ai termini proposti da Intesa e chi invece non vede una creazione di valore dall'integrazione dei due istituti di credito. Mentre il Consiglio di Amministrazione di UBI Banca non ha ritenuto conveniente l’offerta di Intesa Sanpaolo, giudicando il corrispettivo “non congruo”, gli analisti di Equita SIM hanno fornito 10 motivi per aderire all’OPS. Vediamo quali:
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Accettando l’offerta, gli azionisti di UBI possono godere di un premio del 27,6% (rispetto ai prezzi rilevati il 14 febbraio 2020, seduta precedente al lancio dell’offerta da parte di Intesa Sanpaolo). Gli analisti notano come questo bonus sia superiore di 7 volte rispetto a quello di operazioni simili avvenute negli ultimi 20 anni.
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Se al momento il multiplo a cui trattano le azioni UBI Banca è a premio rispetto a quello di BPER Banca e Banco BPM, al termine dell’offerta questo vantaggio si dovrebbe annullare, causando un potenziale ribasso sul titolo di oltre il 30%.
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A livello di dividendi, Intesa Sanpaolo ha sempre adottato una politica più generosa rispetto a quella di UBI Banca.
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Nell’eventualità in cui la BCE dovesse rivedere la decisione di sospensione dei dividendi per gli istituti di credito, gli analisti della SIM milanese evidenziano come il Consiglio di Amministrazione di Intesa sarebbe disposto a distribuire liquidità pari ad un 10% di ulteriore upside per gli azionisti UBI che aderiranno all’OPS.
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UBI Banca è meno equipaggiata per sostenere un incremento degli NPE, in quanto potrebbe sopportare un tasso di default del 3% prima di scendere in perdita, contro il 4% di Intesa Sanpaolo.
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Gli effetti del Coronavirus sarebbero più pesanti per UBI Banca, in quanto il suo ammontare di prestiti ad alto rischio è pari al 22% contro il 14% di Intesa Sanpaolo. Oltre a ciò, l’istituto guidato da Carlo Messina ha il 67% di asset investment grade, mentre per UBI il valore scende al 41%.
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Gli analisti di Equita SIM mettono in luce il fatto che UBI Banca non abbia alternative strategiche: nell’eventualità di business combination con MPS servirebbe un aumento di capitale di almeno 1 miliardo di euro ante oneri di ristrutturazione. Un’operazione di M&A con Banco BPM dovrebbe invece garantire un premio significativo rispetto ai prezzi dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna. Questo per via delle differenze di multiplo a cui trattano i due titoli.
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In passato, UBI Banca ha faticato a raggiungere i target di utile prefissati (42% nel 2013, 11% nel 2015 e 27% nel 2019).
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Sempre in termini di track record, Equita sottolinea come, in termini reddituali, il ROTE (Return On Tangible Equity) non ha mai superato il 4,6% (in media pari all’1,6%, contro il 7% di Intesa Sanpaolo).
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Infine, gli analisti della SIM milanese evidenziano come, grazie all’accettazione dell’offerta, gli azionisti di UBI potranno entrare all’interno di un gruppo più strutturato e diversificato sia in termini geografici che di prodotto. In aggiunta, si potranno appropriare il 43% delle sinergie che andranno a crearsi.