Gas e petrolio: produttori del Mare del Nord aumentano dividendi | Investire.biz

Gas e petrolio: produttori del Mare del Nord aumentano dividendi

18 mar 2022 - 11:30

18 mar 2022 - 17:19

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I guadagni dei produttori britannici di combustibili dovuto all'impennata dei prezzi comporterà ricche cedole per gli azionisti, ma vi è in arrivo una tassa

Il grande rally del prezzo del petrolio e del gas naturale ha generato profitti importanti per le società energetiche e liquidità in abbondanza da destinare alle remunerazioni degli azionisti. In questa direzione si stanno muovendo alcuni dei maggiori produttori dei combustibili del Mare del Nord, che adesso probabilmente dovranno affrontare una tassa una tantum imposta dal Governo britannico per aiutare le famiglie vittime del caro energia.

Il greggio ha ripreso a salire dopo che nei primi giorni della settimana ha avuto un brusco rallentamento sulle schiarite in merito ai negoziati di pace della guerra Russia-Ucraina. Dopo essere precipitato sotto la soglia psicologica dei 100 dollari al barile, il Brent adesso staziona a circa 107,50 dollari. Anche i future sul gas naturale con scadenza aprile sono cresciuti negli ultimi giorni toccando un livello di 5 dollari.

A sostenere le quotazioni il timore che le sanzioni occidentali possano sconfinare in un embargo su larga scala, il che rischia di scatenare una gravissima crisi di forniture. Il cancelliere britannico Rishi Sunak ha avvertito che se Europa e Gran Bretagna dovessero decidere per questa misura punitiva nell'immediato, il danno per l'economia britannica potrebbe arrivare fino a 75 miliardi di sterline.

 

Energia: le aziende che hanno aumentato i dividendi

Tra le aziende che hanno ottenuto grandi profitti dall'impennata del prezzo delle materie prime e che quindi hanno deciso per ricche cedole vi è Neptune Energy, uno dei maggiori produttori di gas nel Mare del Nord con il 12% di combustibile fornito nel Regno Unito. L'azienda britannica fondata nel 2015 opera in 7 Paesi tra cui Olanda, Egitto, Indonesia e Algeria e sta portando avanti 3 nuovi progetti di gas in Norvegia e Indonesia.

La società ha affermato che il flusso di cassa operativo è aumentato a 2 miliardi di dollari alla fine del 2021, dagli 880 milioni del 2020, il che ha fatto propendere per destinare il 50% al pagamento dei dividendi agli azionisti. Neptune è sostenuta da private equity come Carlyle e CVC, nonché dal fondo sovrano China Investment Corporation che ha il pacchetto di maggioranza con il 49% delle quote.

Un'altra società che restituirà una quota importante degli introiti agli investitori è Harbour Energy, il più grande produttore di petrolio e gas del Mare del Nord. L'azienda è pubblica, facendo parte dell'indice FTSE 250. Nel 2021 ha registrato utili per 101 milioni di dollari, rispetto a una perdita di 778 milioni di dollari subita nell'anno pandemico, dove i prezzi dei combustibili erano crollati per via del blocco delle attività.

Il netto miglioramento dell'attività consentirà a Harbor Energy di coprire l'indebitamento nel 2023, grazie a una generazione di cassa di 1,7 milioni di dollari. Questo apre la strada a un pagamento di 200 milioni di dollari agli azionisti, sia attraverso la distribuzione dei dividendi che mediante il riacquisto del 15% delle azioni proprie.

 

In arrivo una tassa per i produttori di gas e petrolio

I produttori energetici del Mare del Nord adesso però probabilmente dovranno affrontare una tassa che il Governo guidato da Boris Johnson imporrà loro per aiutare le famiglie sul caro energia. In Gran Bretagna la bolletta in media è aumentata di 700 sterline all'anno per famiglia, arrivando a una cifra di quasi 2.000 sterline. Questo per lo Stato rappresenta una riprova che i produttori stanno aumentando i loro profitti, come confermerebbe la spesa di somme ingenti per riacquistare a azioni e pagare cedole opulente.

La proposta che è arrivata nel Parlamento britannico dal Partito Laburista è di una tassa una tantum del 10% in più per fornire un contributo alle famiglie fino a 600 sterline sulle bollette energetiche. Attualmente il regime di tassazione del petrolio del Mare del Nord nel Regno Unito impone sui profitti un'aliquota fiscale del 40% in condizioni di prezzi dell'energia costantemente bassi.

Non sarebbe la prima volta che la tassazione verrebbe adeguata in un contesto di rialzo esorbitante delle quotazioni del greggio. Nel 2011 ad esempio, il cancelliere George Osborne aveva messo una tassa del 62% sui guadagni dei produttori del Mare del Nord. Sunak oggi potrebbe fare una cosa simile.

 

 

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