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Shell: Third Point chiede spezzatino società, ecco la risposta

28 ott 2021 - 11:30

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L'hedge fund azionista della compagnia energetica avanza la proposta di dividere l'azienda in più settori. Vediamo insieme tutte le motivazioni e la risposta di Shell

Terremoto in casa Shell. Il fondo attivista Third Point chiede la divisione della società a causa delle "incoerenti scelte strategiche intraprese". In una lettera agli azionisti l'hedge fund ha affermato che il gigante energetico anglo-olandese dovrebbe scindersi in diverse società indipendenti, tra cui una incentrata su gas e petrolio e che potrebbe rallentare gli investimenti promessi.

A giudizio dell'ente finanziario guidato da Daniel Loeb, Shell ha troppi concorrenti che spingono in diverse direzioni, entrando in conflitto dal punto di vista strategico e finendo per non fare l'interesse dell'azienda.

Third Point precisa anche che un'entità separata dovrebbe concentrarsi sull'energia pulita con investimenti aggressivi indirizzati sulle rinnovabili e sulle tecnologie per ridurre l'emissione di carbonio. Questo alla lunga porterebbe a un aumento dei rendimenti, con soddisfazione per tutti gli stakeholders. La reazione in Borsa del titolo Shell è stata negativa con le quotazioni che nella Piazza di Amsterdam che perdono l'1,55% durante le contrattazioni della mattinata.

 

Shell: la risposta al fondo Third Point

Third Point è uno degli investitori attivisti di maggior rilievo a Wall Street, gestendo circa 20 miliardi di asset, mentre in Shell il fondo ha una quota che vale circa 750 milioni di dollari. L'intervento a gamba tesa arriva alla vigilia della testimonianza da parte del gruppo e di altre grosse compagnie petrolifere davanti al Congresso degli Stati Uniti per rispondere all'accusa di aver fuorviato il pubblico in relazione a come i combustibili fossili incidano sul cambiamento climatico.

Circa 6 mesi fa il Tribunale olandese dell'Aia aveva ordinato a Shell di ridurre le emissioni di anidride carbonica in quanto il piano anti inquinamento presentato dal colosso energetico era insufficiente. Dal canto suo l'azienda ha asserito che la produzione di petrolio è arrivata al picco nel 2019 e ora prevede di spostare la spesa verso l'energia pulita diminuendo dell'1-2% la fornitura di combustibili.

Un grande passo avanti è stato effettuato a settembre 2021 con la vendita della sua fondamentale attività di petrolio di scisto permiano in Texas per 9,5 miliardi di dollari. In risposta a Third Point, Shell ha dichiarato di essere favorevole al dialogo con tutti gli azionisti ma di attenersi al piano di transizione energetica pubblicato ad aprile che ha ricevuto il benestare dell'89% dell'azionariato.

 

Shell: le reazioni alla lettera del fondo attivista

Le reazioni alle rimostranze da parte di Third Point sono state contrastate. Mark Van Baal, numero uno di Follow This, gruppo di attivisti che hanno una quota in Shell, sostiene che l'iniziativa del fondo non aiuti alla lotta contro il cambiamento climatico, in quanto la società energetica non ha ancora una parte sostanziale nelle rinnovabili. Di conseguenza non è di fatto possibile fare una divisione, piuttosto sarebbe opportuno investire i flussi di cassa generati con gas e petrolio nell'energia verde.

Con queste considerazioni non è d'accordo Andrew Logan, direttore senior per il comparto petrolio e gas di Ceres. A suo giudizio la lettera del fondo attivista incalza Shell su un punto cruciale, ovvero se la compagnia fornisce veramente valore aggiunto alla transizione energetica. In questo Shell non avrebbe convinto gli investitori che mantenere tutte queste attività in casa produca davvero valore.

 

 

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