Wall Street si accinge a chiudere l'anno con l'ultima seduta di oggi ed è tempo di bilanci. Il catastrofico 2022 aveva lasciato delle scorie difficili da smaltire, con l'inflazione che non lasciava tregua e il continuo rialzo dei tassi di interesse che presagiva l'arrivo di una profonda recessione nell'economia americana. Il 2023 invece è stato l'anno della rinascita, grazie al decisivo apporto delle grandi aziende tecnologiche che hanno trainato i guadagni dell'indice S&P 500.
Il principale listino borsistico statunitense ha aumentato di circa un quarto il suo valore, ma per
circa due terzi il rally è stato determinato dai rialzi poderosi delle quotazioni azionarie dei Magnifici Sette (Alphabet, Amazon, Apple, Meta Platforms, Microsoft, Nvidia e Tesla). Le aspettative di una svolta accomodante della
Federal Reserve con il raffreddamento dell'inflazione durante il corso del 2023 e il boom dell'intelligenza artificiale sono stati i fattori alla base della forza del gruppo tech di Wall Street.
Il colpo di pennello finale lo ha dato la Banca centrale americana nella riunione di dicembre che chiudeva l'anno degli incontri ufficiali, annunciando tre tagli dei tassi di interesse per il 2024 e innescando in questo modo il classico rally di fine anno delle azioni USA.
Wall Street: cosa aspettarsi per il 2024
Secondo molti, l'impianto per il 2024 è già stato costruito per le quotazioni azionarie, con una politica monetaria accomodante e un atterraggio morbido dell'economia. Tuttavia, ci sono degli aspetti che andranno presi in considerazione e la cui dinamica potrà determinare l'andamento delle azioni in Borsa. Tutto ciò tenuto conto che una buona parte delle notizie positive che hanno guidato il rally di quest'anno è già stata scontata dal mercato. Dunque, per l'anno che sta per arrivare sono principalmente tre i temi su cui concentrare l'attenzione.
Il primo verte sulla tempistica di riduzione dei tassi di interesse. La Fed ne ha programmati tre di un quarto di punto ciascuno e il mercato ne sta scontando sei per un totale di 150 punti base. Il punto è quando inizieranno i tagli. Seguendo le metriche del FedWatch del CME di dicembre, c'è una probabilità dell'88% che la prima mossa verrà fatta dalla Fed a marzo. Una percentuale enorme rispetto al 21% di solo un mese prima. Gli analisti però pensano che il mercato sia troppo ottimista, perché la Fed si muoverà sulla base dei dati macroeconomici. E se questi non confermano un rallentamento dell'inflazione verso l'obiettivo di lungo periodo del 2% e un raffreddamento del mercato del lavoro, la Banca centrale presumibilmente aspetterà prima di tagliare. In altri termini, la Fed vorrà evitare di dover intervenire successivamente se il carovita rialza la testa.
Il secondo tema riguarda la crescita delle Big Tech. È difficile pensare che i Magnifici Sette riusciranno a riprodurre i guadagni di quest'anno. Soprattutto società come Nvidia e Meta Platforms che hanno triplicato il loro valore facendo leva sull'hype dell'intelligenza artificiale, dovrebbero trovare un catalizzatore della stessa portata per replicare il rally. Negli ultimi mesi, infatti, la forza delle mega-cap si è attenuata a Wall Street rispetto alla prima fase dell'anno e questo di per sé potrebbe suonare come un campanello di allarme. Tra l'altro, occorre tenere presente che i venti contrari non mancano, tipo le strette delle autorità USA sulle esportazioni dei chip in Cina che colpiranno Nvidia e la domanda di iPhone e PC che, sulla base delle stime di settore, si riprenderà solo nella seconda parte del 2024 e che inciderà sulle vendite di Apple.
Il terzo tema allude alle elezioni presidenziali statunitensi. In genere l'anno del voto è positivo per Wall Street quando, come quest'anno, il presidente in carica si ricandida. Secondo lo Stock Trader's Almanac, dal 1949 ad oggi, l'indice S&P 500 è cresciuto in media di quasi il 13% negli anni elettorali con un presidente ricandidato. Viceversa, quando l'inquilino alla Casa Bianca non si ripresenta alle elezioni, il benchmark perde in media l'1,5%. La spiegazione di questo fenomeno è data dal fatto che, concorrendo nuovamente per la sua elezione, il presidente in carica tende ad attuare politiche che stimolano l'economia e il sentiment di mercato prima del voto. L'appuntamento è al 5 novembre del prossimo anno.