Dopo aver ridotto i tassi di interesse per un totale di un punto percentuale negli ultimi tre incontri del 2024, la Federal Reserve (FED) ha deciso di prendersi una pausa, lasciando invariato il tasso sui Federal Funds nel range del 4,25%-4,5%. L’obiettivo è capire meglio l’andamento dell’inflazione prima di effettuare nuove mosse.
La decisione è arrivata all’unanimità, segnalando la volontà della Fed di prendere tempo e raccogliere ulteriori dati prima di determinare la prossima mossa di politica monetaria. Tuttavia, il tono del comunicato ufficiale è cambiato rispetto ai precedenti: se prima si parlava di “progressi” nel contenimento dell’inflazione, ora si sottolinea che “l’inflazione rimane elevata”. Vediamo come questo aspetto potrebbe incidere sull'andamento del cambio Euro-Dollaro.
Analisi EUR/USD: Powell, l’incertezza domina la scena
Nel corso della conferenza stampa, il presidente della Fed Jerome Powell ha sottolineato che la fiducia sulla discesa dell’inflazione è minore rispetto a qualche mese fa. I dati recenti hanno mostrato un rallentamento nei progressi, il che ha spinto la Banca centrale a frenare la corsa ai tagli.
A complicare lo scenario ci sono anche i cambiamenti politici a Washington. Powell ha individuato quattro fattori chiave di incertezza che potrebbero influenzare l’inflazione nei prossimi mesi:
- Politiche commerciali e dazi: l’eventuale introduzione di nuove tariffe potrebbe avere impatti rilevanti sui prezzi;
- Immigrazione: le decisioni in merito alla forza lavoro potrebbero condizionare la dinamica salariale e quindi l’inflazione;
- Spesa pubblica: il nuovo governo potrebbe adottare misure fiscali espansive, influenzando la crescita e i prezzi;
- Regolamentazione: un cambiamento nel quadro normativo per le imprese potrebbe avere effetti sull'economia.
Powell ha evitato di sbilanciarsi su eventuali misure del nuovo esecutivo guidato da Donald Trump, dichiarando che la Fed preferisce basarsi sui dati effettivi piuttosto che su mere ipotesi.
Mercati in attesa: tassi non così restrittivi?
Mentre la Fed ritiene che l’attuale livello dei tassi sia sufficiente a raffreddare l’inflazione, il mercato sembra avere una visione diversa. James Grant, editore di Grant’s Interest Rate Observer, ha sottolineato come l’attuale politica monetaria non sia abbastanza restrittiva da fermare il rally degli asset risk-on. E in effetti, Wall Street continua a segnare massimi storici, con:
- il Bitcoin che ha raggiunto i 2.000 miliardi di dollari di capitalizzazione;
- gli spread creditizi (differenza tra il rendimento di obbligazioni societarie e i titoli di Stato) ai livelli minori della storia recente;
- le azioni ancora su livelli record, con gli investitori che scommettono su un ciclo di tagli dei tassi nel corso del 2025.
Le attuali previsioni di mercato indicano due tagli da 25 punti base entro la fine dell’anno, in linea con le ultime proiezioni della Fed di dicembre. Tuttavia, l’esperienza del 2024 insegna che tutto può cambiare: un anno fa, gli operatori scommettevano su 1,75 punti percentuali di tagli, salvo poi ridimensionare le aspettative con il miglioramento dei dati economici.
Trump attacca la Fed: “fermano l’economia, interverrò io”
A rendere ancora più instabile il quadro è il rapporto tra la Fed e il presidente Trump. Dopo la decisione della Banca centrale di mantenere i tassi fermi, il tycoon ha attaccato Powell su Truth Social, accusando la Fed di aver creato il problema dell’inflazione e promettendo di risolverlo con un mix di misure economiche aggressive:
- Aumento della produzione energetica americana;
- Riduzione della regolamentazione;
- Ribilanciamento del commercio internazionale;
- Rilancio della manifattura USA.
Le dichiarazioni di Trump potrebbero influenzare le aspettative di politica monetaria nei prossimi mesi. Se il nuovo governo adotterà misure fiscali espansive, la Fed potrebbe essere costretta a mantenere i tassi più alti per più tempo.
Cosa aspettarsi nei prossimi mesi?
La Fed ha mandato un messaggio chiaro: prima di tagliare ancora i tassi vuole vedere dati concreti sull’inflazione. Il problema è che il mercato sembra voler anticipare le mosse dell'istituto con sede a Washington, scommettendo su un ciclo di allentamento più rapido.
In un contesto dominato dall’incertezza, gli investitori dovranno seguire con attenzione tre elementi chiave:
- I prossimi dati sull’inflazione e sul mercato del lavoro: se l’inflazione non scende, la Fed potrebbe ritardare i tagli.
- Le decisioni di politica economica di Trump: l’eventuale aumento della spesa pubblica potrebbe cambiare le carte in tavola.
- La reazione dei mercati finanziari: un’eccessiva euforia potrebbe spingere la Fed a mantenere i tassi alti per frenare le bolle speculative.
In questo mix di incertezza, pare però che il cambio EUR/USD stia mantenendo un profilo abbastanza stabile. Vediamo nel dettaglio cosa fare sul cambio dei cambi.
EUR/USD stabile nonostante l'alta volatilità attesa
Nonostante l'intensa serata appena trascorsa, il cambio dei cambi non ha mostrato la solita volatilità subita nei precedenti meeting della FED (circa 40-50 punti di movimento contro gli appena 25 riscontrati ieri).
Questo aspetto è molto importante e ci fa capire come la situazione sul cambio Euro-Dollaro è molto tirata ed anche molto stabile dal punto di vista tecnico. Su questi presupposti, baseremo la nostra analisi esclusivamente su price action ed analisi tecnica, tralasciando almeno per il momento gli aspetti macroeconomici.
Faremo trading tramite il broker Trive che ci mette a disposizione degli spread molto bassi (0,1 pips) grazie al conto "Prime Plus".
La nostra visione resta ribassista di medio-lungo periodo e su questo presupposto valuteremo uno "short" subito dopo la riunione della Banca Centrale Europea (BCE) di oggi pomeriggio.
Se i presupposti di un taglio dei tassi e di una BCE accomodante dovessero essere confermati, entreremo "short" a mercato a 1,0400$ e dintorni con stop loss dietro ai minimi di ieri a 1,0430$ e con target impostati a 1,0370$ e 1,0320$.
Disclaimer: File MadMar.