Non è una novità, da diverse settimane sui mercati funziona così: Donald Trump dà e rimescola le carte, scompaginando il sentiment e la view degli operatori. Seppur non si tratti di un fulmine a ciel sereno, l’annuncio della scorsa settimana di dazi verso il mondo automotive ha gelato il mercato. In poche ore la voglia di ripresa che si era avuta nell’ottava precedente e a inizio settimana è scomparsa.
Le vendite hanno attraversato tutte le piazze finanziarie del globo, riflesso inevitabile di un’economia interconnessa. Seppur legati a un singolo comparto, i dazi di Trump hanno portato vendite su tutti i settori con gli operatori che da un lato iniziano a prezzare le contromosse attese tanto dall’Europa che dalle altre Nazioni colpite da questa guerra commerciale.
Emblematico il caso di PayPal, azzoppata venerdì dalle voci di possibili tariffe imposte alla società all’interno della “robusta e calibrata” risposta europea. In un clima in cui aumenta il rischio recessivo e, guardando all’America, l’inflazione appare già ora più vischiosa del previsto, chi continua a trovare il favore del mercato è l’oro. Anche la scorsa settimana il metallo prezioso ha aggiornato i massimi storici.
Si fa sul serio, arrivano le payrolls
Le indicazioni macroeconomiche statunitensi delle ultime settimane hanno evidenziato un andamento a due velocità. Da un lato ci sono i cosiddetti dati “soft”, quelli che misurano il sentiment dei partecipanti ai sondaggi e che vengono comunicati quasi in tempo reale, che hanno registrato un deciso peggioramento. Dall’altro troviamo i dati “hard”, che invece emergono da misurazioni e formule matematiche, che, al contrario, non mostrano variazioni sostanziali e sono comunicati con un certo ritardo.
I primi stanno spingendo al ribasso le stime sul Pil del primo trimestre: il modello GDPNow della Fed di Atlanta stima una decrescita dell’economia dell’1,8% nei primi tre mesi del 2025. Tenendo presente che ad inizio mese questo modello stimava un rosso di quasi il 3%, è probabile che l’arrivo di nuove indicazioni nelle prossime settimane contribuisca a ridurre, se non azzerare, il passivo.
Nella settimana che inizia oggi a spiccare sono i numeri relativi l’andamento del mercato del lavoro USA: mercoledì sarà la volta della stima ADP sul saldo delle buste paga nel settore privato, giovedì l’appuntamento è, come di consueto, con le nuove richieste di sussidio, mentre giovedì il gran finale prevede l’accoppiata formata da tasso di disoccupazione e non-farm payrolls, il saldo delle buste paga nei settori non agricoli. Concentrandoci su questi ultimi dati, il primo dovrebbe segnare un lieve incremento dal 4,1 al 4,2 per cento mentre le seconde sono stimate a circa 130 mila unità, al di sotto delle +151 mila unità di febbraio.
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