Il peso argentino si è rafforzato in termini reali più di qualsiasi altra valuta nel 2024. Secondo i dati della
Banca dei Regolamenti Internazionali, nei primi 11 mesi dell'anno, la moneta argentina ha registrato un +44,25% rispetto a un paniere di valute, più del doppio del guadagno della lira turca, che si attesta al secondo posto con il 21,2%. Tutto ciò è l'effetto dello sforzo portato avanti da un anno - da quando cioè è stato eletto - dal presidente
Javier Milei di stabilizzare l'economia in preda all'iperinflazione.
Al riguardo, l'economista ha attuato un severo programma di austerità, mantenendo rigidi controlli valutari. A suo avviso, l'Argentina può diventare competitiva deregolamentando, abbassando le imposte e migliorando l'acceso al credito. In tutto questo, la stabilità della valuta assume una posizione importante. Tuttavia, Milei prevede che la carenza di valuta estera si attenuerà nei prossimi anni, poiché gli investimenti fatti dal Paese su riserve di litio, petrolio di scisto e gas si tramuteranno in un aumento delle esportazioni.
Negli ultimi sei mesi, inoltre, il peso si è rafforzato anche sul mercato nero e su quelli paralleli. Infatti, il divario tra i tassi ufficiali e non ufficiali si è ridotto dal 200% di inizio dicembre 2023 a meno del 20% di oggi. Questo è un segnale eloquente di come tra gli investitori ci sia una fiducia crescente nel presidente argentino e nelle sue politiche governative. Tra queste ultime c'è quella di consentire agli esportatori di convertire una parte dei guadagni in dollari nel mercato parallelo, piuttosto che con la Banca centrale.
Argentina: dove andrà il peso nel 2025?
Il rafforzamento del peso, però, potrebbe essere un problema per l'Argentina il prossimo anno, secondo alcuni esperti. Ci sono al riguardo due grossi rischi di cui tener conto.
Uno riguarda l'applicazione di dazi commerciali da parte del neo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In tal caso, il dollaro potrebbe rinforzarsi determinando uno shock valutario con un'improvvisa svalutazione del peso.
"Il programma di Milei sta funzionando, ma l'apprezzamento del peso è il rischio maggiore per il futuro", ha detto Ramiro Blázquez, responsabile della ricerca presso la banca d'investimento BancTrust. "Se il peso continua ad apprezzarsi, o se c'è un grande shock esterno, la domanda di dollari a buon mercato potrebbe aumentare, accrescendo il rischio di svalutazione".
Anche Robin Brooks, senior fellow presso il think-tank Brookings Institution, ha avvertito del rischio. "Se l'amministrazione statunitense imporrà dazi elevati alla Cina, si scatenerà un'ondata di svalutazioni nei mercati emergenti. Il peso è comunque sopravvalutato e deve scendere", ha detto.
Il secondo pericolo proviene dalle esportazioni. In sostanza, un peso troppo forte rende meno competitive le merci argentine. "L'Argentina ha sempre guardato a un tasso di cambio più debole per risolvere i nostri problemi di competitività, e questo ha generato molte crisi nella nostra storia", ha detto Nery Persichini, responsabile della ricerca di GMA Capital.
"Ora i tempi stanno cambiando". Tuttavia, anche con un tasso di cambio meno competitivo, le vendite dei principali esportatori agricoli argentini sono rimaste per lo più in linea con la media degli ultimi cinque anni, ha osservato Ezequiel de Freijo, capo economista dell'associazione agroalimentare Sociedad Rural Argentina.
La grande incognita sarà quando nel 2025 Milei toglierà i controlli valutari e lascerà la libera fluttuazione del peso. Quali potranno essere i contraccolpi? Secondo Nicolás Dujovne, ex ministro dell'Economia argentino, il peso fluttuante potrebbe mantenere questa forza solo se Milei continuerà con l'austerità, perché in quel caso resterebbe inalterata la crescente fiducia nel Paese e la domanda per le sue esportazioni. "Con il tasso di cambio più forte, le riforme fiscali diventano sempre più importanti e perdere fiducia sarebbe un problema più grande. Ogni giorno il gioco che stiamo giocando si fa più impegnativo", ha detto.