Il mondo scalda i motori in vista della data della Libertà americana, come è stata definito il 2 aprile da Donald Trump. Giornata in cui gli Stati Uniti dovrebbero annunciare ufficialmente la loro politica di dazi commerciali contro quei paesi in avanzo commerciale verso gli States.
Tra questi Paesi c’è certamente quel Messico che già in un paio di occasioni ha tremato per dazi annunciati al 25% sulla merce in ingresso negli USA, decisioni poi sempre sospese dopo poche ore e rinviate. Destino simile è toccato al Canada.
Per il Paese centroamericano la questione è delicata visto che si tratta del maggior esportatore verso gli States ed è anche quello con il maggiore surplus commerciale. Immigrazione e droga sono gli altri due problemi difficilmente risolvibili a breve e che Trump vuole sradicare per portare i primi risultati concreti ai suoi elettori. Ovviamente questo scenario, come accade già oggi per alcuni prodotti europei potenzialmente oggetto di dazi, crea incertezza e blocca gli investimenti. Inevitabile anche la volatilità che questa incertezza ribalta sulla valuta locale, il peso messicano.
Forex: USD/MXN, il peggio è già stato prezzato?
Come nel 2016, data della prima elezione di Trump a capo della Casa Bianca, il peso messicano sta subendo gli effetti negativi della politica commerciale del tycoon, con il cambio USD/MXN passato da area 16 a area 20 in un solo anno.
Un calo superiore al 20% che per il momento non si è riflesso in una maggiore inflazione consentendo alla Banca centrale di abbassare i tassi di interesse. I prezzi al consumo sono infatti saliti nella prima metà di marzo del 3,6%, un dato inferiore alle aspettative e che conferma la parabola di rientro dell’inflazione messicana. Dato che ha permesso a Banxico di tagliare la settimana scorsa i tassi di mezzo punto percentuale portandoli al 9% (Calendario riunioni Banco de Mexico 2025).

Osservando il grafico di USD/MXN notiamo però che il rialzo si è fermato a ridosso dei massimi del 2021. Prevedibile la reazione di fronte alla sollecitazione di livelli molto importanti in chiave strategica con il mercato che ragionevolmente attende le decisioni di Trump. Un tasso di variazione (ROC, Rate of Change) di USD/MXN superiore al 20% è stato l’ingrediente giusto giù nel 2020 per allentare la morsa sul peso messicano. E lo stesso accadde nel 2016.
Questo potrebbe lasciar intendere che il mercato ha già scontato il peggio e potrebbe recuperare terreno se le mosse di Trump si rivelassero meno dure del previsto. Ovviamente serve una conferma da parte del mercato ma il non andare oltre 21,5 su USD/MXN dopo la data dell’annuncio sarebbe un bel segnale pro peso messicano per i prossimi mesi.