Per gran parte del 2022, la straripante forza del dollaro USA è stato un vero incubo per le società americane. Gran parte delle aziende statunitensi quotate infatti producono una buona fetta dei loro profitti al di fuori del territorio americano e questo ha generato lo scorso anno un effetto cambio decisamente penalizzante.
Secondo i dati diffusi da Kyriba Corp., società di software di gestione della tesoreria aziendale, solo nel terzo trimestre 2022 le oscillazioni valutarie sono costate alle società nordamericane ben 43,2 miliardi di dollari. Il dato, che segna un aumento del 26% rispetto al trimestre precedente, rappresenta un nuovo massimo storico da quando, un decennio fa, è iniziato il monitoraggio di questi dati.
Tra le valute con cui il cambio è stato più sfavorevole, ovvero che hanno pesato di più sui profitti in tale periodo, vi sono l'euro, il dollaro canadese e il rublo, seguite da yuan cinese e yen giapponese.
Dollaro USA: cosa aspettarsi adesso?
La situazione a partire dal quarto trimestre sembrerebbe essere decisamente cambiata. Dal massimo di settembre, il Dollar Index, che riporta l'andamento del dollaro USA rispetto a un paniere di valute, ha perso oltre il 10%. Questo significa che i dati dell'ultimo quarto dell'anno passato dovrebbero riportare un effetto cambio positivo per le aziende statunitensi.
Il punto è adesso vedere per questo 2023 come sarà l'andamento, ossia se l'andamento registrato nell'ultimo trimestre 2022 ed a gennaio dell'anno in corso continuerà, oppure se il biglietto verde tornerà a ruggire. Sarebbe quasi scontato sostenere che
la politica monetaria della Federal Reserve la farà ancora da padrona. Se la moneta statunitense ha sostenuto una cavalcata inarrestabile lo scorso anno, lo si deve essenzialmente a una serie di aumenti dei tassi d'interesse attuati dalla Banca Centrale USA. Lo scivolamento del dollaro nell'ultima parte dell'anno è conseguenza del calo dell'inflazione, che ha indotto la Fed a rallentare il ritmo delle strette sul costo del denaro e a creare le condizioni per continuare a farlo.
Oggi ci sarà la conclusione della due giorni di riunione del
FOMC, che dovrebbe varare un aumento dei tassi di 25 punti base, dopo 4 strette di 0,75 punti percentuali a una di 0,50 punti (
Riunione Fed 1° febbraio: rialzo dei tassi e inflazione in focus). Sarà però decisivo il messaggio che il Governatore
Jerome Powell fornirà sulle prossime mosse:
un tono accomodante potrebbe decretare la definitiva svolta mentre un approccio aggressivo potrebbe innescare un altro colpo di coda del biglietto verde.