Viaggiando nelle terre norvegesi l’aspetto non pare così evidente. I prezzi di una buona parte dei prodotti e servizi sono elevati se rapportati agli standard italiani, ma proprio la svalutazione del cambio sembra essere la causa di un fenomeno che rischia di ispessirsi mettendo in difficoltà gli stessi norvegesi.
Essendo la Norvegia un Paese quasi esclusivamente importatore di beni di consumo e semilavorati, fatta ovviamente eccezione per petrolio e gas i cui ricavi contribuiscono in modo generoso alle casse statali e del celebre fondo pensione nazionale, la svalutazione della corona è un fattore inflazionistico che alimenta i prezzi delle importazioni.
La recente rinnovata debolezza della NOK causata anche dal repentino calo nel prezzo del petrolio ha messo più di qualche pensiero a Banca centrale e governo che stanno cercando qualche soluzione per correre ai ripari. Per ora rimedi che hanno avuto scarsa efficacia.
Corona Norvegese: attenzione a quota-12
La politica monetaria non è stata così determinante come per altre divise (vedi sterlina inglese) mantenendosi rigida nel contrasto all’inflazione ma non eccessivamente "hawkish". La caduta nei prezzi delle materie prime ha fatto il resto come visto ad esempio su altre currency tipo dollaro australiano.
E così la corona ha avvicinato i minimi storici del 2020 contro euro e rimane sempre a ridosso dell’importante soglia tecnica di quota 12.
La corona norvegese nel 2011-2012 rappresentò un bene rifugio durante la crisi dell’euro. Rendimenti superiori al tasso negativo euro, bilancio e rating solidi da tripla A, prospettive di crescita economica vivaci grazie a gas e petrolio che ancora erano lontani dalla ricerca spasmodica della diversificazione energetica verso le rinnovabili. Dopo oltre 10 anni le cose sono cambiate. I rendimenti non sono più così attraenti (pur con tassi ufficiali al 4,5% e previsti al 4% nel 2025), petrolio e gas hanno visto scendere le quotazioni, i timori di recessione negli Stati Uniti non sembrano poi essere un supporto.
Diversi analisti vedono la corona norvegese come una currency sottovalutata.
EUR/NOK: focus sull'andamento del greggio
Il grafico di EUR/NOK ci mostra in effetti come il ritorno a ridosso della barriera superiore che accompagna il trading range dal 2023 confermi le perplessità del mercato nel prendere posizioni lunghe di NOK. Tatticamente qui ci potrebbe stare lo short EUR/NOK con rigoroso stop loss sopra 12,20.
Il dato di inflazione norvegese di agosto in rallentamento a 2,6% (con core a 3.2%) potrebbe alimentare una visione "dovish" da parte della Banca centrale nel prossimo meeting che renderebbe ancora più cupo lo scenario qualora il petrolio dovesse continuare a scendere di prezzo. Ma si sa i mercati scontano tutto in anticipo e forse il pessimismo sulla NOK potrebbe aver raggiunto livelli eccessivi. In caso di successo del trade short il target è da fissare in zona 11,30.