Lo USD/JPY accelera e questa non è una buona notizia per i possessori di oro e titoli di stato americani che perdono valore a causa di tassi di interessi più elevati. Infatti, la stretta correlazione tra USD/JPY e i tassi americani (quelli giapponesi sono un numero praticamente fisso e che non può superare lo 0,5% per il controllo della curva esercitato dalla BoJ) ha una storia sufficiente per far capire perché rendimenti maggiori offrono la sponda a vendite di asset senza cedola come l’oro oppure con cedole più basse come i titoli a reddito fisso.
Lo yen è quindi una valuta che ritrova appetibilità quando i tassi (e lo spread) mostrano un profilo discendente come è accaduto fino a qualche settimana fa quando il T-Note (il titolo a 10 anni americano) è sceso fino al 3,3% di rendimento. Ma i tassi all’improvviso hanno ricominciato a salire. I mercati temono che la FED nel 2023 non taglierà il costo del denaro come previsto e questo a causa di un’inflazione e soprattutto un mercato del lavoro meno remissivo.
Il Giappone a sua volta fa i conti con l’inflazione, ma il neo Governatore Ueda ha apertamente dichiarato che non ci saranno variazioni nella politica monetaria. Siccome l’area di intervento della BoJ per frenare la debolezza dello yen, ovvero 150, è lontana, al momento non si vedono pressioni tali sul cambio tali da impensierire la Boj quanto a inflazione importata. Diversi i dati economici pubblicati la scorsa settimana in Giappone.
USD/JPY: riparte il bull market o trappola per tori?
Il Pil del primo trimestre dell’anno mercoledì era atteso a +0,8% dopo il +0,1% del quarto trimestre (poi rivisto a -0,1%). Decisamente meglio delle aspettative è invece risultato il dato effettivo con +1,6%. In salita i consumi (+0,6%) e le spese aziendali (+0,9%), tutti numeri oltre le attese del mercato. Le esportazioni sono salite del 2,6% (a marzo l’export era cresciuto del 4,3%), mentre le importazioni sono scese più del previsto (-2,3% contro il +7.3% di marzo).
Una carrellata di dati non presa bene dal mercato con lo USD/JPY che ha messo in archivio l’ottava con uno strappo che fa pensare. Pensare ad una ripartenza del bull market. Il movimento sopra 137,50 con il quale lo USD/JPY ha chiuso la scorsa settimana è netto e senza appello. Considerando che questa soglia tecnica aveva già arginato i rialzi a dicembre 2022 e poi di nuovo a marzo 2023 e infine a inizio maggio, il significato tecnico è notevole e potrebbe alimentare quella spinta necessaria per arrivare almeno fino a 142,5, il 61,8% di ritracciamento dell’intero bear market cominciato a ottobre 2022.
Per lo yen sembrerebbe essere arrivato il momento della resa, ma attenzione perché la trappola per tori potrebbe essere in agguato.
L’incertezza nel proseguire l’azione delle ultime ore potrebbe nascondere qualcosa. Quindi se long deve essere lo stop loss dovrà essere rigorosamente fissato sotto 137. Scendere sotto significherebbe stop and reverse con a quel punto una clamorosa ripartenza dello yen, dei bond e dell’oro.