Valute: chi vince e chi perde dalla forza del Dollaro USA | Investire.biz

Valute: chi vince e chi perde dalla forza del Dollaro USA

09 ott 2021 - 09:00

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Il biglietto verde sta recuperando forza contro tutte le principali valute da 3 mesi. Ecco spiegate le ragioni e quali sono le società che vincono e quelle che perdono

È tornato il superdollaro? La domanda sorge spontanea a giudicare dall'andamento della valuta americana negli ultimi mesi. Il Dollar Index ha ripreso forza dopo il crollo avuto durante il periodo pandemico e dall'inizio del 2021 è in rialzo del 4,5%.

Per molti questa sembrerebbe una sorpresa perché la pandemia in USA ancora è tutt'altro che tramontata. I contagi registrati in questi giorni sono sempre sopra i 100 mila casi giornalieri, sebbene il trend sia in leggera discesa grazie alla campagna di vaccinazione, ma i morti complessivi sono arrivati a 710 mila unità.

Questo si unisce ad una ripresa economica che mostra segnali di rallentamento soprattutto sul fronte occupazionale, come dimostrano i dati deludenti rilasciati ieri dal Bureau of Labour Statistics che rilevano appena 194 mila posti di lavoro creati nel mese di settembre a fronte di 500 mila attesi dagli analisti. A tenere banco vi è anche la questione politica del tetto sul debito, che è stata rinviata a dicembre allungando i tempi e trasmettendo ulteriore insicurezza ai mercati.

 

Dollaro USA: 3 ragioni che spiegano i rialzi

Il quadro generale quindi non è entusiasmante, tuttavia vi sono varie ragioni per cui gli investitori stanno comprando dollari. In primis la politica monetaria della Fed non più accomodante come primaJerome Powell ha annunciato il tapering nell'ultimo meeting di settembre e questo spiana la strada anche al rialzo dei tassi d'interesse.

L'aumento dei rendimenti obbligazionari è un segnale eloquente che il mercato si aspetta meno denaro in circolo e un costo dello stesso più alto per combattere l'inflazione. Questo gioca tutto a favore del biglietto verde, perché gli assets denominati in dollari rendono di più attirando gli investitori.

In secondo luogo, è vero che la pandemia sta rallentando la ripresa economica degli Stati Uniti ma, se si fa il raffronto in termini di crescita con altri Paesi, l'economia a stelle e strisce non è messa male. Per il 2023 ad esempio il PIL dovrebbe salire del 2,5%, una stima superiore rispetto a quella europea.

Infine non va trascurato nemmeno il ruolo del Dollaro USA come bene rifugio, essendo che per varie ragioni, che vanno dal caso Evergrande alla crisi energetica, sul mercato serpeggia sempre una certa incertezza.

 

Dollaro forte: i vincitori

La robustezza del Dollaro sicuramente avvantaggia tutte quelle aziende che fanno affari all'interno degli Stati Uniti e che acquistano prodotti dall'estero pagandoli in biglietti verdi, in quanto abbattono il costo del cambio. Nella veste di bene rifugio saranno favorite le società che commerciano prodotti di prima necessità, mentre un rafforzamento della divisa americana conseguente a una ritrovata forza economica del Paese fa prosperare titoli ciclici e concentrati sul mercato domestico.

In questo spiccheranno le azioni facenti parte dell'S&P SmallCap 600, perché l'80% delle società rappresentate effettuano vendite negli Stati Uniti e vi è una maggiore ponderazione nei titoli ciclici. Un'attenzione particolare va riservata al produttore di acciaio Nucor, alla società ferroviaria CSX, all'azienda petrolifera Marathon Petroleum e alla banca d'affari Wells Fargo, che hanno l'85% degli incassi negli Stati Uniti.

 

Dollaro forte: i perdenti

A pagare lo scotto della forza del biglietto verde sicuramente le società americane che commerciano i loro prodotti all'estero, in quanto gli introiti in valuta straniera acquisiscono un valore minore una volta cambiati in moneta domestica. L'indice S&P 500 ha una folta rappresentazione di questa tipologia di aziende.

Uno studio di Bank of America ha infatti rilevato che l'aumento di 1 punto percentuale del Dollaro USA riduce in media dello 0,3% i profitti delle società che compongono il paniere. Tra queste da segnalare Coca-Cola e Procter & Gamble, delle quali oltre il 50% del fatturato viene prodotto fuori dai confini americani.

 

 

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