Rullo di tamburi per la riunione della
Federal Reserve (Fed) che partirà domani e si concluderà mercoledì sera con la consueta conferenza stampa del governatore
Jerome Powell. Gli investitori sono in trepida attesa di conoscere le decisioni della Banca centrale americana in tema di
tassi di interessi. Vorranno cioè sapere non solo se l'istituto monetario taglierà il costo del denaro di un quarto di punto o di mezzo punto percentuale, ma anche quali saranno le intenzioni di politica monetaria per il resto del 2024 e per l'anno successivo.
Il mercato attualmente sta scontando che la Fed abbassi i costi di finanziamento di 100 punti base prima della chiusura dell'anno in corso, il che implica una sforbiciata dello 0,50% in uno dei tre incontri rimanenti, per arrivare a 200 punti base totali nei prossimi 12 mesi. Tuttavia, l'incertezza è elevata. Da un lato l'autorità centrale sarebbe propensa a una mossa aggressiva per frenare sul nascere i venti recessivi che soffiano sull'economia USA, dall'altro però non vorrebbe che un accomodamento troppo spinto mandasse un segnale di eccessiva preoccupazione ai mercati finanziari.
Fed: ecco cosa potrà succedere sui mercati finanziari dopo il taglio
La politica accomodante della Fed avrà ad ogni modo un impatto sui mercati a qualsiasi livello, stimano gli analisti. Una prima conseguenza potrebbe essere individuata nel calo dei rendimenti delle obbligazioni mondiali. Spesso i mercati dei bond internazionali si muovono di pari passo con i Treasury, i cui rendimenti sono destinati a scendere con una Fed che abbassa i tassi. Quindi, i titoli di Stato tedeschi e britannici, ad esempio, sarebbero pronti al loro primo reale calo dei rendimenti dalla fine del 2023.
In secondo luogo, tassi USA più bassi potrebbero consentire alle Banche centrali dei Paesi emergenti un margine di manovra maggiore per stimolare la crescita attraverso misure di allentamento. Molte già hanno cominciato a ridurre i tassi anticipando la Fed proprio sull'aspettativa che quest'ultima si accinga a fare la stessa mossa.
Il terzo effetto di un taglio del costo del denaro statunitense lo si vedrebbe sul dollaro USA. Fino ad oggi la forza del biglietto verde è stata sostenuta anche dal ciclo di strette attuate dalla Fed a partire da marzo 2022 che hanno portato i costi di finanziamento fino al 5,5%. Con un rendimento più basso, la moneta americana potrebbe vedere un calo della domanda, con conseguente diminuzione delle quotazioni. Tuttavia, gli analisti di JP Morgan Chase osservano come in tre degli ultimi quattro cicli, il dollaro si sia rafforzato dopo il primo taglio della Fed. Quindi, le aspettative di altre economie di vedere una divisa statunitense più debole rischiano di venire deluse.
La quarta conseguenza riguarda il mercato azionario. Negli ultimi due mesi le azioni hanno avuto alti e bassi, perché condizionate soprattutto dai timori che la crescita della principale economia del mondo risulti impantanata nei prossimi mesi o anni. Per vedere quale sarà l'effetto sui prezzi delle azioni da un taglio dei tassi, probabilmente bisognerà capire il motivo per cui lo si sta facendo. Più precisamente, se la Fed allenta perché vuole stimolare ulteriormente l'economia a seguito del raggiungimento dei suoi obiettivi inflazionistici è una cosa; se invece riduce il costo del denaro a causa di una recessione è un'altra. "C'è sempre un mercato traballante intorno al primo taglio perché il mercato si chiede perché le Banche centrali stiano tagliando", ha detto Emmanuel Cau, responsabile della strategia azionaria europea di Barclays. "Se si ha un taglio senza una recessione, che è il copione di metà ciclo, di solito i mercati tendono a risalire", ha aggiunto.
Infine, bisognerà considerare gli effetti sulle materie prime. Ad avvantaggiarsi di un calo dei tassi potrebbero essere l'oro e il rame. Essendo un'attività non redditizia, il metallo giallo beneficerebbe della riduzione del costo opportunità della sua detenzione. Tra l'altro, se a un taglio seguisse il calo del dollaro USA, gli investitori non americani soffrirebbero meno dell'effetto cambio negli acquisti di lingotti (essendo questi quotati in dollari) e quindi aumenterebbero la domanda. Il rame è una materia prima molto legata all'andamento dell'economia visto il suo largo utilizzo a livello settoriale. Giocoforza, misure di rilancio economico finirebbero giovare alla richiesta di metallo rosso.