Domani si riunirà il FOMC della Federal Reserve per il consueto incontro mensile di politica monetaria e la sensazione generale è che stavolta il meeting possa dare una svolta per capire meglio le intenzioni dell'istituto centrale.
Jerome Powell ha ripetutamente affermato che l'inflazione sia solo da considerarsi un fenomeno temporaneo e ultimamente vi sono due aspetti che gli stanno dando ragione. Innanzitutto il calo dei rendimenti dei titoli del Tesoro americano. Da marzo ad oggi i Treasury Bond rendono 30 punti base in meno e questo è un segnale che gli investitori incorporano meno nei tassi le attese inflazionistiche.
In secondo luogo vi è un calo evidente delle quotazioni delle materie prime come il rame e il legno dopo i picchi di maggio, il che mostra come il mercato abbia forse iniziato una fase di assestamento, se non di ritirata. Insomma, l'inflazione del 5% registrata a maggio negli USA continua a non preoccupare la Fed, la quale mercoledì 16 giugno darà qualche indicazione in più riguardo il tapering e i tassi d'interesse.
Paul Tudor Jones: l'inflazione non è temporanea
Tuttavia, c'è chi ritiene che la Banca centrale statunitense stia commettendo un grosso errore di valutazione. Si tratta di Paul Tudor Jones, il miliardario gestore di hedge fund e fondatore della Tudor Investment Corporation. Il 66enne americano in un'intervista alla CNBC ha dichiarato che la crescita dei prezzi che abbiamo visto in questi mesi sia per durare e ha definito una follia il mix di politica monetaria e fiscale che si sta attuando in un momento in cui l'economia è già surriscaldata.
Inoltre Tudor Jones considera la mission della Fed deviata dall'obiettivo principale, che è quello di concentrarsi sui prezzi, spostando l'attenzione sulla disoccupazione e trascurando invece l'altro aspetto che potrebbe dare molte preoccupazioni. Alla luce di tutto questo, l'investitore di Memphis considera i due giorni del Comitato Direttivo della Federal Reserve il più importante degli ultimi 4 o 5 anni, almeno per la carriera di Jerome Powell.
Paul Tudor Jones: puntare su materie prime e criptovalute
In virtù di queste osservazioni, Paul Tudor Jones ha individuato gli asset per coprirsi dal rischio di inflazione nelle materie prime e nelle criptovalute. Questo perché prevede una svendita del reddito fisso e un crollo delle azioni conseguente a un tapering che per forza di cose arriverà molto presto.
Per ora Jones tiene comunque bloccato l'80% del suo patrimonio in attesa di sapere come si muoverà la Fed, il rimanente 20% invece lo distribuirebbe equamente tra Bitcoin, oro, materie prime e cash. Riguardo la criptovaluta c'è da dire che una minima quota stimabile intorno all'1% era detenuta a maggio del 2020 e ad oggi probabilmente è raddoppiata.
Adesso, con le ultime scorribande di Bitcoin oltre 40.000 dollari, a seguito del nuovo endorsement di Elon Musk, è probabile che Jones decida di aumentare ancora la puntata, dal momento che l'ha definito anche un ottimo diversificatore di portafoglio.