Alan Greenspan è stato il secondo più longevo Presidente della Federal Reserve dopo William McChesney Martin. Egli fu in carica dall'11 agosto 1987 al 31 gennaio 2006. Fu nominato da Ronald Reagan e poi riconfermato nel giorno del suo pensionamento il 18 maggio 2004 da George Bush.
Alan Greenspan: biografia
L'economista statunitense nacque a Washington Heights il 6 marzo 1926 da genitori ebrei: Herbert Greenspan e Rose Goldsmith. Si laureò con lode in Economia alla New York University a soli 22 anni e conseguì due anni più tardi un master e nel 1977 un dottorato. Greenspan entrò da subito nel mondo del lavoro, già durante gli studi. Eugene Banks, dirigente di Brown Brothers Harriman, una banca d'affari di Wall Street, lo assunse nel dipartimento ricerca per i titoli azionari.
Terminati gli studi, per 5 anni svolse il ruolo di analista economico presso The National Industrial Conference Board, un'organizzazione non profit che conduce ricerche a livello economico e aziendale. Nel 1953 fondò insieme a William Townsend, la Townsend-Greenspan & Co., una società di consulenza economica, di cui è stato Presidente e Amministratore Delegato per oltre 30 anni.
Nel 1967 fu Direttore della Ricerca della politica interna per l’allora Presidente americano Richard Nixon e tra il 1974 e il 1977 fu Presidente del Consiglio Economico di Gerald Ford. In quegli anni si mise particolarmente in luce per aver adottato politiche anti inflazionistiche che fecero scendere il tasso dall'11% al 6,5%. Nel 1981 diventò Presidente della Commissione Nazionale per la riforma della Sicurezza Sociale, mentre nel periodo intercorso tra il 1982 e il 1988 fu direttore del Council on Foreign Relations.
Tra le altre numerosissime cariche vanno ricordate quelle come Amministratore Delegato di Aluminum Company of America, Automatic Data Processing, Capital Cities/ABC, Inc., General Foods, J.P. Morgan & Co., Morgan Guaranty Trust Company, Mobil Corporation e Pittston Company.
Alan Greenspan: gli anni alla Federal Reserve
Il grande salto di qualità ovviamente avvenne quando il 2 giugno 1987 il Presidente alla Casa Bianca Ronald Reagan scelse lui alla guida della Banca Centrale americana, dove si insediò a partire dall'11 agosto dello stesso anno. L'impatto non fu dei migliori. Dopo due mesi, Greenspan dovette affrontare il più grande crollo in Borsa della storia statunitense, ovvero il lunedì nero del 19 ottobre 1987. Tuttavia l'abbondante iniezione di liquidità del banchiere centrale fece riprendere le quotazioni nei giorni successivi al tremendo crollo del 22% che avvenne quel giorno.
Addirittura gli indici americani chiusero in rialzo alla fine di quell'anno e l'economia USA non accusò alcun contraccolpo da quella tempesta finanziaria, a differenza di quanto accade durante la Grande Depressione del '29. Ovviamente il compito della FED fu facilitato dal fatto che quanto successe era di natura speculativa e non legato ai fondamentali dell'economia statunitense, la quale continuò a crescere per tutto il 1988.
Le dichiarazioni di Greenspan furono sempre molto ricettive da parte dei mercati finanziari. Un esempio fu quando il 5 dicembre 1996 affermò che le quotazioni delle azioni giapponesi stavano crescendo in maniera irrazionale. Quanto bastò per far crollare Tokyo del 3,2%.
Quando vi fu la crisi delle Tigri Asiatiche e le economie di quell'area andarono in recessione, Greenspan tagliò i tassi d'interesse per limitare l'impatto nell'economia americana. Questi rimasero bassi fino al 1999, quando l'attività economica a stelle e strisce riprese la sua espansione.
Il 95enne statunitense ottenne alcune onorificenze come Commendatore della Legione d'onore francese nel 2000, Cavaliere Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico nel 2002, e la Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente USA George Bush nel 2005.
Alan Greenspan: idee politico-economiche
La sua formazione economica si sposava perfettamente con la politica ultraliberista di Ronald Reagan. Già dai tempi degli accordi di Bretton Woods si era espresso a favore di un approccio accomodante, per quanto egli sostenesse il concetto di parità aurea, in aperto contrasto con la politica monetaria della FED orientata all'emissione di moneta.
Una volta al vertice dell'istituto centrale, piovvero critiche dai palazzi della politica statunitense, soprattutto di sponda democratica. Quest'ultima accusava Greenspan di supportare con l'espansionismo monetario il deficit pubblico, incoraggiando una politica fiscale che mirava alla privatizzazione della Previdenza e al taglio delle tasse.
Quando scoppiò la crisi dei mutui subprime negli Stati Uniti, molti addossarono all'atteggiamento tenuto da Greenspan per quasi 20 anni alla guida della FED la responsabilità di una bolla di tali proporzioni. Le critiche più feroci arrivarono da parte di alcuni membri di spicco della sinistra, come il senatore Bernie Sanders, il quale ritenne l'ex banchiere centrale responsabile della divisione di classe e dell'aumento della disoccupazione nel Paese.
Tuttavia Greenspan ebbe modo di smentire tali contestazioni e individuò nel progresso tecnologico e informatico i fattori che avrebbe aumentato la produttività del sistema economico americano e contenuto anche l'inflazione. Inoltre riteneva che solo attraverso la deregolamentazione del sistema finanziario si sarebbe potuto ovviare alla crisi di liquidità che in quel momento stava attraversando il mondo bancario.
In realtà nel 2011 la Commissione d'Inchiesta USA sulla crisi dei mutui subprime stabilì che la politica monetaria di Greenspan dei primi anni 2000 e la deregolamentazione del settore finanziario abbiano alimentato la bolla immobiliare che poi sfociò nella crisi finanziaria globale del 2008.