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Jordan Belfort: cos'è la strategia del trading di base

19 feb 2025 - 17:15

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Il famoso trader Jordan Belfort ha ideato una strategia denominata "trading di base". Vediamo in cosa consiste e quali sono i suoi punti di forza e di debolezza

Jordan Belfort non ha mai amato l'analisi tecnica e il trading di breve periodo. Il "lupo di Wall Street" ha ben chiara in mente la distinzione tra investimento e speculazione nelle azioni. L'investimento richiede la valutazione dell'azienda in cui si sta mettendo il proprio denaro, in rapporto alla sua storia, alla sua solidità economico-finanziaria e alla sua capacità di produrre utili in futuro. In sostanza, ha a che fare con i fondamentali. La speculazione prescinde da tutto questo, perché si aggancia a medie mobili, indici di forza relativa, supporti, resistenze e a tutto ciò che attiene all'analisi tecnica.
 
L'investimento quindi è legato per forza di cose a un orizzonte temporale lungo; la speculazione punta a trarre profitto rapidamente. Secondo Belford, il primo è il modo sano per gestire il proprio denaro e può portare al successo se fatto con i criteri giusti; la seconda è più simile al gioco d'azzardo e quindi destinata al fallimento.
 
Tuttavia, l'istinto speculativo fa parte della natura umana. Il trucco è riuscire ad addomesticarlo. Per questo, il grande investitore di Wall Street propone una strategia, che tiene conto di tutto ciò e mette insieme l'analisi tecnica e il trading di breve termine, appoggiandosi però ai criteri propri dell'investimento. Si tratta del trading di base. 
 
 

Trading di base: cos'è e come funziona

Innanzitutto, Belfort fa una premessa estremamente importante: il trading di base non è la gestione del proprio portafoglio di investimento. In pratica, può essere attuato solo perché il desiderio di speculazione è insito in ognuno di noi e in qualche modo bisogna nutrirlo. Ma il presupposto imprescindibile è che a questa strategia non va destinato più del 5% del capitale investito.
 
Considerato questo, il trading di base parte dalla scelta di un'azione di alta qualità, che abbia una discreta volatilità e che venga acquistata in un'ottica di lungo periodo. Quando il suo prezzo sale del 5%, si incamera il profitto vendendo un quinto della posizione e mantenendo il resto. Se il prezzo del titolo poi dovesse scendere fino al punto di acquisto, si ricostituisce la posizione riacquistando quel 20% che si è venduto. Qualora invece dovesse salire, si aspetta un guadagno di un ulteriore 5% per liquidare un altro 20%. Si procede sempre così per ogni segmento, ricostituendo le posizioni a ogni ritracciamento.
 
Ma cosa succede se le quotazioni dovessero scivolare al di sotto della "base" di prezzo da cui si è partiti? Come detto, la strategia combina il trading di lungo periodo con quello di breve, quindi la posizione va tenuta sulla base delle valutazioni dei fondamentali dell'azienda.
 
La domanda qui è come si incastra l'analisi tecnica. Se proprio si vuole utilizzarla a proprio vantaggio, Belfort suggerisce di guardare ad esempio ai supporti di prezzo per costruire la base di trading e alle resistenze per prendere profitto. La logica dietro al trading di base sta nel fatto che intanto si investe in un titolo che si pensa di tenere in portafoglio a lungo, dopo aver valutato gli utili, gli asset, il bilancio, il flusso di cassa e il rapporto P/E dell'azienda.
 
Poi si sfrutta il fatto che un titolo non si muove in linea retta durante le sue fasi rialziste, ma tende a ritracciare su determinati livelli che possono essere di supporto per poi ripartire. Ciò avviene perché quando il prezzo di un'azione raggiunge livelli considerati di resistenza - e qui entra in gioco nuovamente l'analisi tecnica - spesso i traders di breve termine tendono ad assicurarsi un profitto, provocando così un calo delle quotazioni. Lo stesso meccanismo si verifica una volta che il prezzo si avvicina a livelli di supporto; il ribasso genera opportunità di acquistare a prezzi più contenuti e quindi le quotazioni si impennano nuovamente. In breve, la strategia prende vantaggio dai saliscendi dei prezzi sul mercato. 
 
 

Trading di base: i 5 passaggi chiave

Considerando il funzionamento della strategia, il trading di base ha bisogno di 5 passaggi chiave per avere chances di successo:
  • la scelta del titolo giusto;
  • la posizione di base iniziale;
  • la vendita di una parte delle azioni a breve;
  • il riacquisto di azioni per ristabilire la posizione di base;
  • la ripetizione dell'operazione.
La scelta del titolo giusto forse è la parte più complicata, perché riguarda la fase in cui bisogna impiegare più tempo e fatica. Tuttavia, per non sbagliare potrebbe essere sufficiente puntare su un'azienda dai fondamentali solidi, che non sono in corso di deterioramento. Allo stesso tempo, l'azione deve avere una volatilità giornaliera tale da creare opportunità di profitto in breve tempo. Le grandi società tecnologiche come Nvidia, Apple, Microsoft, Alphabet, Meta Platforms, Tesla, Amazon e Netflix, ad esempio, rispondono a queste caratteristiche.
 
La posizione di base iniziale non deve essere costruita tutta in una volta, per non correre il rischio di pagare un prezzo troppo alto. Potrebbe essere saggio scalettare l'investimento sulla base di diversi livelli di prezzo, oppure farlo in diversi momenti nel tempo in modo da comprare in differenti situazioni di mercato. L'obiettivo è quello di acquistare a un prezzo medio di carico quanto più basso possibile. Tenere a mente alcuni punti di ingresso sulla base di supporti tecnici è un punto di riferimento. 
 
La vendita di una parte delle azioni a breve avviene quando il prezzo sale di una certa quota. Il 5% è un'indicazione, ma dipende dalla circostanza, dalla volatilità del titolo e dalla presenza di eventuali resistenze. Ad ogni modo, la posizione non va liquidata tutta a mano a mano che le quotazioni aumentano, perché bisogna ricordarsi che la base di partenza è quella di detenere il titolo in portafoglio per un lungo periodo. Quindi due quinti della posizione vanno sempre conservati e il resto va ricostituito ogni volta che i prezzi rientrano ai vari punti "di base".
 
Il riacquisto delle azioni va fatto allo stesso punto di partenza in cui la posizione è stata costituita inizialmente ogni volta che avviene un ritracciamento. Tuttavia, è importante indagare sui motivi del ribasso. Si tratta di un normale pattern di trading oppure è successo qualcosa all'azienda che ha influito sui fondamentali?
 
Per scoprirlo è necessario accedere ai mezzi di informazione che riguardano le vicende della società ovviamente. Se si tratta di un normale pullback tecnico, allora la posizione si può ricostituire senza problemi. Qualora invece lo scenario relativo alla società si deteriori, va fatto un altro discorso. In tal caso, potrebbe essere più opportuno trovare un altro trading range che rifletta tale cambiamento o, eventualmente, chiudere la posizione senza rischi. 
 
La ripetizione dell'operazione di vendita del 5% e di riacquisto al punto di partenza deve essere seguita con disciplina, senza farsi prendere la mano aumentando la quota di portafoglio da destinare a questa strategia. Non bisogna quindi perdere di vista l'obiettivo: incamerare tanti piccoli profitti dall'andamento di salita e discesa di breve termine del mercato, limitando il rischio solo a una piccola parte del capitale investito.
 
 

Vantaggi e svantaggi

Come ogni strategia di trading, anche quella sopra esposta presenta punti di forza e altrettanti di debolezza. Vediamoli nel dettaglio.
 
Punti di forza:
  • possibilità di incrementare i profitti di breve termine attraverso la normale fluttuazione dei prezzi;
  • possibilità di apprezzamento del capitale a lungo termine mantenendo una posizione di base;
  • possibilità di ridurre le perdite in un mercato ribassista grazie alla monetizzazione dei profitti di breve termine;
  • il trading di breve mette nello stato psicologico migliore per pazientare a ottenere profitti di lungo termine accumulando ricchezza.
 
Punti di debolezza:
  • non è semplice riuscire sistematicamente ad acquistare a poco e vendere a tanto;
  • inefficienza dal punto di vista fiscale, in quanto il trading continuo porta a plusvalenze che saranno tassate;
  • i profitti complessivi sono limitati dalle numerose commissioni pagate per le continue operazioni di acquisto e vendita;
  • rischio di farsi prendere la mano e aumentare la quota di portafoglio da destinare alla strategia, il che mette in discussione la funzione della stessa.

 

 

 

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