La settimana nei mercati finanziari che ci siamo lasciati alle spalle è stata caratterizzata dal dato importante sull'inflazione americana. L'indice dei prezzi al consumo relativo al mese di gennaio è salito dal 2,9% al 3% su base annua, mentre gli analisti si aspettavano che rimanesse stabile.
Questo ha temporaneamente alimentato le preoccupazioni che l'inflazione negli Stati Uniti sia tornata e quindi la
Federal Reserve sarà ancora più propensa a tenere alti i tassi di interesse. Tuttavia, i mercati non si sono agitati più di tanto, a parte qualche scossa di breve durata. I rendimenti obbligazionari negli Stati Uniti infatti sono diminuiti, mentre l'S&P 500 ha flirtato con i suoi massimi storici.
L'interpretazione che danno gli strategist di Bank of America è che un'inflazione più elevata diventa paradossalmente una buona notizia, perché il presidente degli Stati Uniti Donald Trump sarà costretto a imporre dazi commerciali più leggeri. "Le pressioni sui prezzi sono una benedizione sotto mentite spoglie", ha affermato Michael Hartnett, che guida il team degli strategist di BofA. "Trump deve fare il piccolo, non il grande, sui dazi e sull'immigrazione nei prossimi mesi, per evitare di alimentare una seconda ondata di inflazione".
La scorsa settimana, il tycoon ha ordinato alla sua amministrazione di proporre tariffe reciproche Paese per Paese in modo da compensare non solo i prelievi diretti sulle merci statunitensi, ma anche le barriere non tariffarie. L'ordine è arrivato a seguito dell'imposizione di dazi generalizzati del 10% sulla Cina e di tariffe del 25% su alluminio e acciaio per tutte le aziende straniere che esportano i due beni in territorio americano.
Hartnett comunque ha raccomandato di acquistare obbligazioni, affermando che il rendimento dei titoli di Stato USA a 30 anni probabilmente ha raggiunto il picco pluriennale di circa il 5% a gennaio. Sul fronte azionario, ha ribadito la sua preferenza per i titoli internazionali rispetto a quelli americani.
Mercati finanziari: ecco cosa potrà cambiare nel 2026
I dazi di Trump comunque hanno finora condizionato il sentiment degli investitori sui mercati finanziari, in prospettiva di minori tagli della Fed quest'anno. Tuttavia, il mercato sta sottovalutando l'entità dei tagli nel 2026, rileva Gao Bin, co-gestore dell'hedge fund Kaifeng Investment Management, che supervisiona circa 1,3 miliardi di dollari e che lo scorso anno ha realizzato una performance del 76%.
A suo avviso, il quadro inflazionistico e l'incertezza su quanto Trump darà seguito alle sue minacce sulle tariffe sta creando volatilità sui mercati, ma l'anno prossimo la situazione potrebbe cambiare. Questo in quanto l'inquilino della Casa Bianca dovrebbe nominare un presidente della Fed più accomodante.
"Finché c'è inflazione, i tagli dei tassi non si materializzeranno quest'anno. Ma l'anno prossimo, indipendentemente dalle tendenze dell'inflazione, e con un'economia in indebolimento, Trump spingerà sicuramente la Fed a tagliare i tassi", ha affermato. Gao Bin si aspetta che l'economia USA non riuscirà a tenere i ritmi attuali con l'attuazione dei dazi. "L'economia statunitense è forte. Ma con la guerra commerciale, sta diventando difficile e continuerà a esserlo tra un anno", ha detto.