Alla fine l'accordo sulla tassazione globale è arrivato. Nel fine settimana i Ministri delle Finanze e i banchieri centrali del G20 riunitisi a Venezia sono riusciti a trovare un'intesa a larga maggioranza, dopo che 131 membri su 138 del gruppo di lavoro dell'OCSE hanno firmato una dichiarazione congiunta.
Bisogna ancora convincere quei Paesi meno favorevoli come Irlanda, Estonia e Ungheria, i quali beneficiano di un sistema di tassazione molto più agevolato e che hanno interesse affinché permanga lo status quo. Tuttavia, il fatto che i pesi massimi del foro internazionale che riunisce le principali economie del mondo abbiano avallato il passaggio verso un cambiamento storico, rappresenta una svolta estremamente importante.
L'architettura fiscale sarà costruita su una tassazione almeno del 15% da applicare alle multinazionali digitali che operano all'estero e che superano un fatturato di 750 milioni di euro. I Ministri si sono dati tempo fino a ottobre per poter perfezionare i dettagli e preparare un piano che sia condiviso da tutti, anche da quelli che finora sono contrari e che inevitabilmente adesso si troveranno sotto pressione.
Accordo tassazione globale: il nodo del Congresso USA
La trattativa dei 20 si è quindi indirizzata verso la linea americana, che imporrebbe una tassa minima del 15% sugli utili mondiali delle società. Questo potrebbe facilitare l'attuazione del piano Biden, in quanto gli Stati Uniti accrescerebbero le tariffe senza creare le condizioni perché le grandi aziende eludano le tasse spostando sedi e profitti altrove.
Tuttavia, il passaggio attraverso il Congresso non sarà una passeggiata. I parlamentari statunitensi osserveranno da vicino anche come altri Paesi si comporteranno, nell'ambito della creazione di tasse minime e unilaterali sulle società digitali. Ma è vero anche l'opposto, nel senso che le decisioni del Parlamento americano avranno un impatto decisivo sugli altri Stati, i quali potrebbero perdere gli stimoli se non arrivasse dalla sponda statunitense un input di un certo tenore.
L'obiettivo di Joe Biden sarà quello di far passare una legge che faccia a meno dei voti dei repubblicani, attraverso il processo di riconciliazione del bilancio. La procedura permette una semplice maggioranza al Senato, bypassando il meccanismo dei 60 voti necessari per gran parte delle leggi.
Accordo tassazione globale: scontro Yellen-UE
Il Segretario del Tesoro USA Janet Yellen ha espresso ottimismo sul fatto che il Congresso faccia passare la legislazione necessaria in attuazione dell'accordo questo autunno e inoltre spera che entro il primo trimestre del 2022 si possa affrontare la parte che riguarda la ridistribuzione dei diritti fiscali.
Adesso però l'ex numero uno della FED deve risolvere un'altra questione che riguarda il piano dell'Unione Europea sul prelievo digitale alle multinazionali a stelle e strisce. Oggi e domani il Capo del Tesoro di recherà a Bruxelles per incontrare i Ministri delle Finanze UE, nonché la Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, il Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il Capo del Commercio dell'UE Valdis Dombrovskis.
Al centro della discussione, stabilire se il prelievo previsto violerebbe l'accordo globale. Su questo la Yellen si è già espressa nel senso che gli Stati Uniti non sono soddisfatti del comportamento dell'UE. L'Europa invece ritiene che l'operazione sia compatibile con lo sforzo globale su come e dove tassare i profitti delle società.
Durante la giornata di sabato 10 luglio, il Ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha usato toni concilianti, ritenendosi fiducioso di alleviare le difficoltà ed essendo sicuro che alla fine la Commissione Europea riuscirà a trovare un accomodamento con l'Amministrazione USA che accontenti tutti.