USA: nuovi pesanti dazi sul made in China, cosa significa? | Investire.biz

USA: nuovi pesanti dazi sul made in China, cosa significa?

16 set 2024 - 07:00

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Gli USA hanno attuato alcuni aumenti delle tariffe sulle importazioni cinesi. Vediamo quali sono e gli effetti, anche in vista delle elezioni presidenziali di novembre

Gli USA mostrano i muscoli nei confronti del rivale cinese e attuano ulteriori strette sui dazi a partire dal 27 settembre. Tra questi l'aumento tariffario al 100% sulle importazioni delle auto elettriche provenienti dalla Cina, al 50% sulle celle solari e al 25% sull'acciaio. Per quanto riguarda, invece, il dazio del 50% sui chip cinesi, dovrebbe entrare in vigore nel 2025.
 
Un aspetto critico è quello relativo alle componenti critiche delle auto elettriche, come le batterie, i minerali e altri prodotti agli ioni di litio. Le aziende automobilistiche avevano chiesto a Joe Biden di non usare la mano pesante per questi beni, dal momento che ancora c'è una dipendenza molto forte da Pechino. Invece, il governo ha ignorato le richieste, lasciando invariato l'aumento delle tariffe annunciato a maggio dallo 0% al 25%. Sul fronte delle batterie, la stretta partirà anch'essa il 27 settembre per le auto elettriche, mentre relativamente ad altri dispositivi come laptop e telefoni cellulari, inizierà dal 1° gennaio 2026.
 
Tutto ciò è orientato allo scopo di proteggere le aziende nazionali al cospetto di quelle cinesi, che in questo momento hanno una capacità produttiva in eccesso. Il principale consigliere economico della Casa Bianca, Lael Brainard, ha parlato di "tariffe dure e mirate" necessarie per diversificare da parte dell'industria statunitense la catena di approvvigionamento sulla quale la Cina esercita un dominio assoluto. L'economista ha inoltre riferito di un vantaggio competitivo "molto significativo e ingiusto" del Dragone sui veicoli elettrici per via dei sussidi statali. Vantaggio che le case automobilistiche cinesi "stanno utilizzando per dominare i mercati", ha aggiunto. Da qui la tariffa del 100%. 
 
 

USA: i risvolti elettorali delle strette

La stretta di Washington arriva nel bel mezzo di una campagna elettorale per la corsa alla Casa Bianca dove i due candidati, Donald Trump e Kamala Harris, si stanno sfidando senza esclusioni di colpi sulla questione dei dazi alla Cina. Nel dibattito televisivo di pochi giorni fa, il leader dei democratici e attuale vicepresidente degli Stati Uniti ha accusato il suo dirimpettaio di essersi asservito alla Cina. Per tutta risposta, il tycoon ha ribadito con forza che durante la sua amministrazione che va dal 2016 al 2020, il Paese ha incassato "miliardi su miliardi" dall'ex-Impero Celeste a suon di dazi. Trump ha promesso tra l'altro di imporre il 60% di tariffe su tutti i beni importati dalla Cina se dovesse essere rieletto. Lo scontro su questo punto rovente si trascinerà fino all'ultimo giorno prima delle elezioni, in quanto i due sfidanti sono consapevoli che il tema sarà in grado di attirare o allontanare una buona parte dell'elettorato. 
 
Intanto, il governo cinese ha promesso ritorsioni pesanti contro quelli che definisce "aumenti tariffari frutto di atteggiamenti prepotenti" della principale potenza economica mondiale. Le autorità hanno ribadito a più riprese che la loro industria dei veicoli elettrici ha costruito il successo sull'innovazione e non sul sostegno del governo come "millantano" le autorità americane. 
 
Alla fine la domanda è: quanto effettivamente danneggerà la Cina la mossa degli Stati Uniti? Guardando al mercato delle auto elettriche, diversi esperti ritengono che, a differenza di quanto accade in Europa, gli effetti saranno limitati. Il motivo è che, per via delle pressioni politiche, le vetture prodotte dalle aziende cinesi non hanno attecchito in territorio statunitense. Giocoforza, probabilmente saranno più blande anche le ritorsioni da Pechino. Nel Vecchio Continente invece, la presenza della case automobilistiche cinesi è molto più cospicua e una risposta in termini di dazi che colpisse le auto tedesche o francesi, ad esempio, sarebbe micidiale per le aziende del settore dei rispettivi Paesi, dato il loro importante business in Cina. Di conseguenza, le autorità del Dragone sarebbero più stimolate a usare il pugno di ferro. Diverso è il discorso se la Cina dovesse reagire ai dazi USA con misure restrittive con riferimento ad altri settori. A quel punto il rischio è di una reazione a catena che finirebbe per danneggiare tutti.
 
 
 
 

1 - Commento

Luigi D.

Luigi D. - 16 settembre 13:15 Rispondi

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