Azioni: chi vince e chi perde nel 2022, prospettive 2023 | Investire.biz

Azioni: chi vince e chi perde nel 2022, prospettive 2023

21 dic 2022 - 11:30

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Nonostante sia stato un anno difficile per i mercati azionari, il 2022 ha riservato diverse soprese. Vediamo anche le prospettive sul 2023

 

Per trovare un mercato azionario così depresso come quello di quest'anno bisogna risalire alla grande crisi finanziaria del 2008. Allora vi fu un motivo scatenante: la tempesta sui mutui subprime; stavolta, ad atterrare le quotazioni in Borsa ha contribuito una serie di fattori che dovrebbe condurci ad una recessione a livello globale. 

L'inflazione è stata una delle principali cause, avendo costretto le Banche centrali di tutto il mondo ad alzare i tassi d'interesse (eccezion fatta per quelle giapponese e cinese). La guerra Russia-Ucraina ha dato una grossa mano all'impennata dei prezzi, soprattutto in Europa, scatenando una crisi energetica che ha riportato alla memoria gli infausti giorni degli shock petroliferi degli anni '70.

Il riemergere del Covid-19 in Cina ha rappresentato un altro rilevante fattore di incertezza nei mercati, dal momento che le autorità di Pechino hanno perseguito la politica zero contagi che ha di fatto bloccato le attività del Paese e recato danni alla catena di approvvigionamento mondiale. Un contributo non irrilevante al sell-off diffuso sulle azioni è stato fornito anche dalle tensioni USA-Cina, in particolare in merito alla possibile invasione di Taiwan da parte delle truppe cinesi. 

Alla luce di quanto accaduto, vi è stata una debacle generale nei vari settori azionari, con alcuni però che si sono salvati ed altri che hanno addirittura ottenuto forti guadagni. Vediamo di seguito, quindi, chi sono i vincitori e i perdenti del 2022 che si accinge a chiudere i battenti e quali sono le possibilità per l'anno che sta per arrivare.

 

 

Azioni energetiche


Le azioni energetiche sono quelle che hanno trionfato, distaccando tutte le altre. L'ETF SPDR MSCI World Technology ha guadagnato quest'anno il 52% grazie agli straordinari profitti delle compagnie petrolifere e del gas. Le società del settore hanno sfruttato il rally delle materie prime, determinato dalle strozzature dell'offerta post-Covid e dal conflitto in Ucraina. Anche le aziende che si occupano della distribuzione e della vendita al dettaglio hanno ottenuto profitto trasferendo i rincari al consumatore finale, in funzione della loro capacità di determinazione del prezzo. In alcuni Paesi come l'Italia, gli extraprofitti sono stati tassati, ma ciò non ha influito più di tanto sull'enorme redditività delle compagnie.

Il 2023 difficilmente potrà seguire il ritmo di quest'anno per le azioni energetiche, ma molto dipenderà dall'evolversi della guerra Russia-Ucraina e dalla riapertura dell'economia cinese a fronte di un ritorno del virus. L'andamento delle materie prime finirà per determinare le quotazioni di questi titoli.

 

 

Azioni tecnologiche


Se l'industria energetica è stata la grande vincente in questo 2022 disastroso per le azioni, il comparto tecnologico si è rivelato il principale perdente. L'ETF SPDR MSCI World Technology quest'anno ha perso il 22% del suo valore. Molti titoli sono stati letteralmente massacrati fino a polverizzare quasi completamente la loro capitalizzazione, annullando in questo modo lo strepitoso rally pandemico. 

La ragione principe dell'ecatombe delle azioni tech è legata all'aumento dei rendimenti sul mercato come conseguenza delle strette delle Banche centrali. Tassi più alti implicano condizioni di finanziamento peggiori per società che puntano sugli investimenti a lungo termine e flussi attualizzati più bassi che abbassano le valutazini di queste società. Giocoforza, gli investitori si sono allontanati dai titoli growth, preferendo maggiormente quelli di aziende più mature o comunque dalle fondamenta più solide. 

Alcuni analisti ritengono che questo tipo di titoli potrebbero beneficiare di un contesto caratterizzato da banche centrali meno aggressive mentre altri ritengono che le azioni tech continueranno a soffrire perché l'inflazione si manterrà a livelli che non permetterà una riduzione dei tassi. Un'incognita viene ancora una volta dalla Cina, vista la repressione del settore a cui abbiamo assistito negli ultimi due anni e che non è detto che inverta nel 2023.

 

 

Azioni bancarie


Le azioni bancarie hanno iniziato il 2022 in controtendenza rispetto al calo degli altri titoli, perché l'aumento dei tassi d'interesse ha incrementato il margine di intermediazione degli istituti di credito. Infatti, le banche hanno trasferito tale aumento sui tassi dei mutui e dei prestiti in maniera molto più rapida rispetto ai tassi riconosciuti ai depositi. Tuttavia, questo vantaggio delle azioni si è ben presto dissolto, perché ha prevalso la componente relativa alla recessione, che fa temere per il calo dell'attività sui prestiti e per la sofferenza dei crediti in portafoglio. L'ETF SPDR S&P Bank ha perso circa il 15% da inizio anno. 

Alla fine si può dire che le aziende bancarie si siano mostrate resilienti, come hanno mostrato le trimestrali, grazie a un rafforzamento degli indici patrimoniali dopo la grande crisi. Ad ogni modo, i titoli in Borsa hanno patito la situazione di incertezza e hanno perso terreno. 

Qualcuno teme per il prossimo anno che, se la situazione dovesse degenerare con l'arrivo di una recessione, alle banche potrebbe essere imposto un freno nella distribuzione dei dividendi, ma molto dipenderà dai risultati nei prossimi trimestri. Al momento, il pericolo dovrebbe essere scongiurato. Secondo alcuni analisti, con il rallentamento delle pressioni sui tassi da parte delle Banche centrali e soprattutto se la recessione dovesse essere evitata per un pelo o colpire di striscio, le azioni bancarie potrebbero ripartire nonostante una redditività sugli interessi magari più contenuta.

 

 

Azioni beni di consumo e sanitarie


Le aziende di beni alimentari e che operano nel campo della sanità sono riuscite a resistere alle intemperie, perché fanno parte della categoria dei produttori di beni non discrezionali e quindi che hanno sempre un mercato anche quando le cose nei mercati volgono al peggio. Per questa ragione parliamo di titoli difensivi, che conservano il loro valore sempre. L'SPDR S&P Pharmaceuticals ETF ha perso poco più del 9% in questo 2022. 

Difficilmente quindi le azioni contenute le si troverà in sofferenza anche nel 2023, alla luce di un quadro generale ancora offuscato e che si presta a molti interrogativi. Gli esperti del settore consigliano sempre il mantenimento di una certa quantità di azioni di questo tipo in portafoglio, eventualmente per fare da tampone ai momenti di burrasca.

 

 

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