Strepitoso debutto per le azioni dell'azienda crittografica Phoenix Group alla Borsa di Abu Dhabi. Le azioni del rivenditore di hardware per l'estrazione di criptovalute hanno fatto un balzo fino al 50%, dopo un'offerta pubblica iniziale in cui la società ha raccolto 1,36 miliardi di dirham, pari a 371 milioni di dollari.
Il prezzo
IPO è stato di 1,50 dirham, ma il titolo ha aperto la sua prima seduta a 2,25 dirham.
La domanda ha superato di 33 volte l'offerta, mentre con riferimento agli investitori retail, c'è stato un eccesso di 180 volte. Tra gli azionisti di Phoenix si segnala International Holding, il più grande conglomerato di Abu Dhabi controllato dall'emirato, che si è accaparrata una quota del 10% a inizio ottobre.
Azioni Phoenix Group in focus: chi è e cosa fa
Phoenix Group è una società fondata nel 2017 da Bijan Alizadeh Fard e Munaf Ali, diventata oggi un
conglomerato di 23 aziende che gestiscono 9 impianti di mining di criptovalute in USA, Canada, Europa ed Emirati Arabi Uniti. Con il governo di Abu Dhabi, Phoenix ha costruito un'azienda di estrazione crittografica del valore di 2 miliardi di dollari, che ad oggi è la più grande del mondo nel suo genere.
La società offre soluzioni di hosting, tra cui l'approvvigionamento di hardware per il mining, l'installazione, la configurazione e la manutenzione del software. Oggi ha raggiunto 725MW di operazioni di mining globale. Phoenix offre anche il cloud mining consentendo agli utenti di affittare hashrate, semplificando il processo estrattivo di criptovalute.
Quest'anno ha lanciato la piattaforma di investimento in criptovalute M2, offrendo rendimenti reali fino al 10,5% su Bitcoin ed Ether, insieme a una suite di prodotti best-in-class che consentono agli utenti di acquistare, prestare e scambiare valute digitali.
Le IPO in Medio Oriente procedono spedite
L'IPO di Phoenix avviene in un momento decisamente positivo per le quotazioni nel Golfo Persico. Negli ultimi due anni, le offerte pubbliche di acquisto in Medio Oriente sono state sostenute dai prezzi elevati del petrolio, dai programmi di privatizzazione del governo e da un crescente appetito da parte degli investitori. Lo scorso mese c'è stata l'IPO da 315 milioni di dollari di Dubai Taxi Co., un accordo che ha segnato la prima privatizzazione dell'emirato in un anno. L'offerta ha seguito quella da 451 milioni di dollari di Investcorp Capital Plc, un veicolo di investimento sostenuto dal più grande gestore di asset alternativi del Medio Oriente.
Ad Abu Dhabi, l'IPO più grande quest'anno è stata quella da 2,5 miliardi di dollari di Adnoc Gas, sottoscritta in eccesso di oltre 50 volte, mentre l'offerta da 1,2 miliardi di dollari del trivellatore petrolifero saudita ADES Holding Co. è stata coperta quasi 63 volte.
Il trend è in contrasto con la crisi a livello globale delle IPO, messe sotto pressione dagli aumenti dei tassi di interesse attuati dalle Banche centrali e dalle preoccupazioni per la crescita economica.
Sul fronte delle criptovalute gli Emirati Arabi hanno cercato di porsi come importante hub, ma nel contempo hanno rafforzato i controlli di supervisione del settore in modo da garantire uno svolgimento in regola delle contrattazioni e per uscire dalla "grey list" della Financial Action Task Force.