JP Morgan: la trimestrale batte le attese, azioni in rialzo | Investire.biz

JP Morgan: la trimestrale batte le attese, azioni in rialzo

14 lug 2023 - 15:06

14 lug 2023 - 15:10

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Azioni JP Morgan in evidenza dopo i conti del secondo trimestre 2023, spinti dal reddito netto d'interesse e all'apporto di First Republic. Ecco i dati

Le azioni JP Morgan Chase salgono del 3% nelle contrattazioni pre-market di Wall Street, dopo la pubblicazione dei dati del secondo trimestre 2023. Tra aprile e giugno la società ha riportato un balzo degli utili del 67% grazie all'andamento del margine d'interesse e all'acquisto di First Republic Bank. Il salvataggio dell'istituto di credito americano, avvenuto nel mese di maggio, infatti ha rafforzato il reddito netto da interessi, ossia la differenza tra quanto una banca guadagna dai prestiti e quanto paga sui depositi.
 
L'Amministratore delegato Jamie Dimon ha affermato che l'economia è rimasta resiliente e quindi ha rassicurato gli investitori per il futuro. "I bilanci si confermano sani e i consumatori stanno spendendo, anche se un po' più lentamente". Tuttavia, ha avvertito che, a causa dell'esaurimento delle riserve di liquidità, dell'alta inflazione e della stretta quantitativa della guerra in Ucraina, esistono "rischi salienti nell'immediato".
 
In particolare, Dimon ha messo in guardia riguardo l'ottimismo generalizzato sull'inflazione, che dalle ultime letture è scivolata al 3% nel mese di giugno, dal 4% di maggio. Il CEO ha affermato che i tassi d'interesse della Federal Reserve potrebbero ancora salire fino al 6-7%, dal 5% attuale, mentre gli investitori si aspettano solo una stretta di un quarto di punto.
 
 

JP Morgan: i risultati della trimestrale

Nel secondo quarto dell'anno, la più grande banca del mondo ha registrato un utile di 14,47 miliardi di dollari, corrispondente a 4,75 dollari per azione. Nello stesso periodo dello scorso anno si erano visti guadagni per 8,65 miliardi ed un EPS (Earning Per Share) di 2,76 dollari. Gli analisti stimavano 4 dollari per azione. Se si esclude l'impatto di First Republic Bank, la costruzione di riserve sui prestiti e le perdite sui titoli, i profitti sono ammontati a 4,37 dollari per azione.
 
I ricavi di JP Morgan sono cresciuti del 34% a 42,4 miliardi di dollari, grazie a tassi più elevati e all'aumento del 13% dei prestiti. Il consensus prevedeva un fatturato di 38,96 miliardi di dollari. Oltre la metà degli introiti, pari a 21,9 miliardi di dollari, deriva dal reddito netto da interessi, in crescita del 44% (38% escludendo First Republic Bank) anno su anno (consenso a 21,2 miliardi). I depositi sono scesi del 6%.
 
Sul fronte dell'investment banking, nel trimestre si sono rilevate entrate per 1,5 miliardi di dollari, in aumento dell'11% su base annua. Mentre per quanto riguarda i ricavi da trading, vi è stata una diminuzione del 10% a causa soprattutto del reddito fisso e dell'azionario. Questo ha spinto la banca a ridurre il proprio organico di circa 500 posti di lavoro per contenere le spese.
 
"È molto difficile trovare aspetti negativi nei risultati di JP Morgan. Il consumer banking è stato particolarmente forte, ma anche l'investment banking, che è stato problematico nell'ultimo anno, sta iniziando a mostrare segni di vita", ha dichiarato Octavio Marenzi, CEO della società di consulenza Opimas.
 
 

JP Morgan: la guidance

Per l'intero 2023, JP Morgan ora prevede un reddito netto da interesse di circa 87 miliardi di dollari, il che rappresenta una crescita sia rispetto agli 84 miliardi precedentemente stimati dalla società, sia in confronto agli 83,37 miliardi di dollari pronosticati dagli analisti.
 
Questa misura però potrebbe trovare un doppio ostacolo. Il primo derivante dal fatto che la Federal Reserve ha sospeso l'aumento dei tassi d'interesse e si accinge al picco, sebbene probabilmente effettuerà uno o al massimo due strette nelle prossime riunioni. Il secondo riguarda il fatto che le grandi banche hanno goduto del trasferimento dei depositi dagli istituti più piccoli dopo lo scoppio della crisi bancaria di marzo, il che ha permesso loro di tenere bassi i rendimenti per i depositanti. Tuttavia, secondo alcuni analisti, ora le big banks devono adeguarsi e riconoscere un tasso più alto sui depositi per evitare che questi prendano la strada verso altre forme più remunerative e altrettanto sicure come i fondi monetari.
 
 
 
 
 

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