Meta Platforms ha chiuso una class action sulla gestione dei dati degli utenti pagando la cifra record di 725 milioni di dollari. La somma sborsata rappresenta la cifra maggiore per un accordo di questo tipo negli Stati Uniti. Il caso fa riferimento alla tempesta scoppiata nel 2018 che ha visto coinvolta la società di consulenza Cambridge Analytica: un informatore ha rivelato che Facebook ha permesso l'accesso ai dati personali di 87 milioni di utenti. In sostanza, l'azione collettiva sosteneva che sviluppatori di app e partner commerciali potevano accedere ai dati senza che vi fosse il consenso degli utenti.
In una nota, Meta ha dichiarato di aver perseguito un accordo che rappresenta il "migliore interesse della comunità e degli azionisti". I giudici che supervisionano il caso nel distretto settentrionale della California dovranno ora approvare l'accordo. La società madre di Facebook avrebbe potuto essere chiamata in causa per centinaia di milioni di dollari in più se fosse stata processata e avesse perso la causa.
Meta Platforms: le altre multe della società sull'utilizzo dati
Sulla questione della privacy, Meta è stato oggetto di altre sanzioni, anche al di fuori del territorio americano. Nel 2016 Cambridge Analytica era stata accusata da un gruppo di attivisti per i diritti digitali di aver utilizzato i dati personali raccolti con l'intento di influenzare i risultati del referendum sulla
Brexit, oltre che le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Al riguardo, la società di
Mark Zuckerberg ha
sborsato 500 mila sterline alle autorità britanniche per non essere riuscita a proteggere le informazioni personali dei suoi utenti.
Nel 2019, la big tech ha inoltre pagato 5 miliardi di dollari per risolvere una questione sempre sulla privacy relativa a un'indagine della Federal Trade Commission, oltre che un'ammenda di 100 milioni di dollari alla
Securities and Exchange Commission per aver ingannato gli investitori sull'utilizzo improprio dei dati degli utenti.
Adesso è arrivata questa nuova spesa in un momento molto delicato per il più grande social network del mondo. A causa del crollo della pubblicità digitale, l'azienda nell'ultimo trimestre ha registrato la crescita dei ricavi più lenta da quando si è quotata in Borsa, nel 2012. Questo ha comportato il mese scorso il
licenziamento di 11 mila dipendenti, corrispondenti a circa il 13% della forza lavoro dell'azienda. E una parte del personale lasciato a casa fa parte di Reality Labs, l'unità dell'azienda che si occupa della costruzione del
metaverso su cui il gruppo ha puntato molto. Tra l'altro, nell'ambito dei provvedimenti messi in atto per razionalizzare i costi, Meta ha ridotto gli spazi per gli uffici in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.