Il capitale aggiuntivo di 15-25 miliardi di dollari di cui UBS avrebbe bisogno per conformarsi ai nuovi requisiti patrimoniali proposti dal governo svizzero non fanno dormire sonni tranquilli agli alti dirigenti e agli azionisti della banca. All'assemblea generale dell'istituto di credito più grande del Paese, il presidente
Colm Kelleher ha espresso grande preoccupazione per quanto sta accadendo. "Siamo seriamente preoccupati per alcune discussioni relative a requisiti patrimoniali aggiuntivi", ha detto, che rappresenterebbero il "rimedio sbagliato" per evitare il ripetersi di un fallimento in stile Credit Suisse. Infatti, a suo avviso, "frenerebbero la competitività della Svizzera come piazza finanziaria e aumenterebbero la frammentazione normativa europea".
Due settimane fa, il governo ha elaborato un piano per irrobustire il sistema finanziario svizzero, perché il salvataggio lo scorso anno di Credit Suisse ha reso UBS più grande di tutta l'economia della nazione. Questo significa che se l'istituto guidato da Sergio Ermotti dovesse andare in difficoltà, sarebbe in grado di provocare un tale terremoto da sconvolgere i mercati globali, con grave impatto a livello economico. L'iter legislativo è laborioso e quindi non si sa con esattezza quando i cambiamenti relativi alle nuove regole patrimoniali potrebbero aver luogo, ma le prospettive per UBS si fanno nebulose.
UBS: per Kelleher non è troppo grande per fallire
Le proposte del governo si rivolgono alle banche di importanza sistemica o troppo grandi per fallire, e in questo momento UBS è l'unico istituto finanziario in Svizzera che rientrerebbe in questa casistica. Tuttavia, Kelleher ha detto che la banca "non è troppo grande per fallire" e che anzi è una delle aziende di credito meglio capitalizzate in Europa, "con un modello di business sostenibile e un corrispondente bilancio a basso rischio".
Il presidente ha sottolineato che la situazione oggi è molto diversa rispetto alla grande crisi del 2008, in quanto l'effettiva capacità di assorbimento delle perdite è ora venti volte maggiore rispetto ad allora, e UBS supera la quota di 200 miliardi di dollari. Questo implica che i requisiti patrimoniali per le banche di importanza sistemica sono nel frattempo diventati molto più robusti.
In merito al crollo del Credit Suisse nel marzo del 2023 (
Salvataggio Credit Suisse: cosa è successo?), Kelleher ha specificato che in quel caso non poteva esserci alcuna soluzione normativa, poiché
il modello di business si era ormai deteriorato. "Non sono stati i requisiti patrimoniali troppo bassi a costringere Credit Suisse allo storico salvataggio", ha detto.
Lo stipendio di Ermotti e le remunerazioni degli azionisti
UBS sta pianificando attualmente una serie di licenziamenti nei prossimi mesi che si articoleranno in cinque fasi. Questo ha scatenato polemiche in relazione all'elevata retribuzione dell'Amministratore delegato Sergio Ermotti. Nei nove mesi del 2023 in cui è stato in carica, il CEO ha percepito un compenso di 14,4 milioni di franchi svizzeri, il che lo ha reso il banchiere più pagato d'Europa. Kelleher però ha difeso a spada tratta la scelta della società di premiare il suo top manager, in quanto "ha probabilmente il lavoro più difficile nel settore dei servizi finanziari a livello globale", ha detto.
Il tema dei requisiti patrimoniali sta tenendo in ansia anche gli azionisti, che temono quantomeno un ridimensionamento delle remunerazioni attraverso i dividendi e i riacquisti di azioni. Su questo punto, Kelleher ha fornito delle rassicurazioni affermando che UBS rimane impegnata a distribuire il capitale in accesso attraverso le cedole e i piani di buyback.