Certificati: investire nei petroliferi dopo rotazione settoriale | Investire.biz

Certificati: investire nei petroliferi dopo rotazione settoriale

15 dic 2020 - 14:30

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Le aziende che operano nel settore petrolifero sono state tra le principali beneficiarie della recente rotazione settoriale. Vediamo come possiamo investire nel trend

Uno dei settori più penalizzati dalle conseguenze sugli spostamenti provocate dalla pandemia di Covid-19 è stato sicuramente quello petrolifero. Per pensare a quanto i lockdown abbiano pesato sul petrolio, basti pensare che lo scorso aprile i prezzi sono finiti per la prima volta in territorio negativo.

Questo evento di portata storica è stato causato da un duplice shock: da un lato non c’era sufficiente domanda per riuscire a smaltire le scorte, dall’altro l’offerta è rimasta molto elevata. Il graduale ritorno alla normalità unito alle diverse misure messe in campo dall’OPEC+ hanno permesso alle quotazioni dell’oro nero di rialzare la testa fino ad arrivare a recuperare gran parte del terreno perso.

Gli effetti della pandemia riguardano però anche l’accelerazione di alcuni megatrend, tra cui quelli relativi alla decarbonizzazione. Basti pensare all’impegno del Presidente eletto americano Joe Biden, che intende dedicare 2.000 miliardi di dollari per la transizione energetica, o al Green Deal europeo, arichitrave del piano Next Generation EU da 750 miliardi di euro.

Tuttavia questo tipo di abbandono del petrolio sarà molto graduale: l’OPEC stima infatti che il picco di crescita del petrolio si avrà tra circa 20 anni. Le aziende operanti nel settore, se vogliono sopravvivere a questo nuovo contesto che avanza, dovranno effettuare un processo di cambiamento e di conversione al green.

Questa transizione sta già avvenendo, specie tra le big del comparto. Nel medio periodo tali aziende sono particolarmente interessanti. Questo perché le valutazioni di Borsa hanno raggiunto valori molto bassi e la rotazione settoriale ha innescato una serie di forti acquisti per tali compagnie, ma anche in quanto tali società stanno effettuando un importante processo di decarbonizzazione.

In tale scenario è interessante il Certificato Express di UBS con ISIN DE000UE35K07 e sottostante rappresentato da un paniere composto da Exxon Mobil, BP, Royal Dutch Shell, Chevron e Repsol.

 

Analisi del basket

Guardando ai sottostanti del paniere, si evidenzia come tutte le aziende ad esso appartenenti operino nel settore petrolifero. Particolarmente interessante è BP, che ha annunciato di recente un piano per ridurre del 40% la produzione di petrolio e gas nei prossimi 10 anni, attuando al contempo maggiori investimenti su energie eoliche, solari e a basse emissioni di carbonio.

L’azienda di recente ha rilasciato delle previsioni le quali indicano che il petrolio non raggiungerà più i livelli pre-pandemici e che si vedranno i redditi derivanti da petrolio, gas e raffinazione diminuire dopo il 2025. Questi ultimi verranno però compensati dalla crescita dei distributori, dei punti di ricarica e dai negozi al dettaglio.

L’impegno della società è visibile nelle sue recenti operazioni, come l’acquisto di due quote di parchi eolici offshore da Equinor per 1,1 miliardi di dollari. L’obiettivo è quello di incrementare gli investimenti in energie rinnovabili di 5 miliardi di dollari l’anno fino al 2030, portando la sua capacità di produrre energia rinnovabile a 50 gigawatts.

A febbraio 2020, Shell ha dichiarato come voglia diventare un business a emissioni zero. Più recentemente l’azienda ha deciso di ridurre i costi per la produzione di gas e petrolio fino al 40% per risparmiare in vista di una ristrutturazione dell’attività che si concentri nell’energia rinnovabile ed elettrica.

Chevron ha affermato di star aumentando l’uso di fonti energetiche green per alimentare le sue attività e che sta riducendo le emissioni di metano. Oltre a questo la società ha investito oltre 1,1 miliardi di dollari per progetti atti a catturare il carbonio senza rilasciarlo nell’aria.

Oltre a questo, la Chevron Technology Ventures sta investendo in startup che si occupano di nuove energie. Exxon investe 1 miliardo di dollari all’anno in progetti di ricerca e sviluppo, per buona parte su nuove tecnologie e processi per ridurre le emissioni.

Guardiamo infine a Repsol, che vuole raggiungere l’obiettivo di avere zero emissioni nette entro il 2050. Nel suo piano strategico 2021-2025 la compagnia ha dichiarato che punta a diventare un player di livello internazionale nel mercato green entro il 2030, arrivando a 15 GW di produzione di energie a bassa emissione di carbonio.

 

Struttura del Certificato

Il Certificato Express di UBS con ISIN DE000UE35K07 è quotato sul mercato EuroTLX di Borsa Italiana dallo scorso 4 dicembre 2020 e permette di ottenere una cedola trimestrale di 2,13 euro a patto che alle date di valutazione intermedie il prezzo di tutti i sottostanti sia pari o superiore a quello di Default Cedola, posto al 60% del Valore Iniziale. Il rendimento potenziale annuo sul Prezzo di Emissione di 100 euro è quindi dell’8,52% lordo.

Sono tre le opzioni che costituiscono la struttura del Certificato:

 

  • Effetto Memoria: consente all’investitore di incassare successivamente i premi non pagati;
  • Opzione Autocallable: dall’1 marzo 2021 consente al Certificato di scadere anticipatamente nell’eventualità in cui alle Date Per il Rimborso Anticipato tutti i sottostanti dovessero trovarsi ad un livello pari o superiore a quello del Livello Per il Rimborso Anticipato, posto al 100% del Valore Iniziale;
  • Opzione Quanto: protegge dal rischio di cambio visto che tutte le azioni del basket ad eccezione delle Repsol sono quotate in una valuta diversa dall’euro.

 

Vediamo ora i vari sottostanti con i livelli da tenere sotto controllo durante il periodo di vita del Certificato:

 

  • Exxon Mobil: Valore Iniziale, Strike e Livello di Rimborso Anticipato a 38,50 dollari, Livello di Kick-In e di Default Cedola a 23,10 dollari.
  • BP: Valore Iniziale, Strike e Livello di Rimborso Anticipato a 255,05 sterline, Livello di Kick-In e di Default Cedola a 153,03 sterline.
  • Royal Dutch Shell: Valore Iniziale, Strike e Livello di Rimborso Anticipato a 1.304,2 sterline, Livello di Kick-In e di Default Cedola a 782,52 sterline.
  • Chevron: Valore Iniziale, Strike e Livello di Rimborso Anticipato a 87,45 dollari, Livello di Kick-In e di Default Cedola a 52,47 dollari.
  • Repsol: Valore Iniziale, Strike e Livello di Rimborso Anticipato a 8,22 euro, Livello di Kick-In e di Default Cedola a 4,932 euro.

 

Al momento della scrittura il Worst of è rappresentato dalle azioni Chevron, che veleggiano comunque il 5,72% sopra allo Strike iniziale. Attualmente quindi, sia le condizioni per la scadenza anticipata che per lo stacco della cedola sono rispettate.

Alla scadenza fissata per il primo dicembre 2025 si potranno verificare due scenari:

 

  1. Se il peggiore dei sottostanti del basket dovesse quotare al di sopra del Livello di Kick-In, l’investitore incasserà i 100 euro di valore nominale, l’ultima cedola e gli eventuali premi non pagati;
  2. Se il peggiore dei sottostanti del paniere dovesse quotare come o meno del Livello di Kick-In, il Certificato inizierà a replicare la performance del Worst of. Ad esempio, se le azioni Chevron a scadenza quotassero a 40 dollari l'investitore riceverebbe 45,74 euro, così calcolati: [100 euro del Prezzo di Emissione*(40 dollari del Prezzo di Valutazione Finale del Worst of/87,45 dollari dello Strike)].

 

La valutazione dell’Ufficio Studi di Investire.biz

Per quanto riguarda la struttura del Certificato, questa è senza dubbio interessante in quanto si può contare su effetto memoria e su Barriere e Livelli di Default Cedola molto profondi. Il timing dell’emissione è molto interessante in quanto tutte le società coinvolte veleggiano in area di minimi pluriennali.

Anche l’orizzonte temporale del Certificate, che scadrà il 1° dicembre 2025, catalizza una certa attrattività. Questo specie se le società del basket riusciranno a implementare i loro progetti di decarbonizzazione.

Guardando al tema di investimento invece, molto dipende dall’andamento del petrolio nei prossimi anni, che dovrebbe comunque essere tenuto sotto controllo dall’OPEC+ e la cui era non giungerà sicuramente alla fine nei prossimi 5 anni. Il processo di transizione potrebbe richiedere infatti diversi decenni prima di venire davvero completato.

 

 

 

 

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