Esiste un indice azionario presente nella maggior parte delle asset allocation più tradizionali che dal novembre 2007 non ha guadagnato nulla. Questo indice è proprio quello che racchiude i paesi a più elevato tasso di crescita economica dell’ultima decade, quelli appartenenti all’area emergente.
Il dato farà indubbiamente balzare sulla sedia tanti investitori che considerano 16 anni un lungo periodo e che soprattutto si sono sentiti raccontare tante volte (anche dal sottoscritto) dell’ìmportanza della diversificazione anche geografica quando si investe denaro. E che dire di tutta quella narrativa di marketing di banche e case di investimento condita da statistiche e proiezioni nel ventunesimo secolo che hanno accompagnato costantemente ogni risparmiatore nel momento di scegliere l’asset allocation ideale.
Eppure questo è il risultato di mercati che vanno sempre a scegliere chi produce utili rispetto a chi promette utili, per non parlare dell’instabilità valutaria di molte di queste aree fino alla composizione settoriale degli indici che vedremo tra poco.
Mercati Emergenti: uiuioio
Abbiamo la fortuna di poter utilizzare un ETF quotato da tempo sul mercato italiano che ha una vita di ben 18 anni. E subito scopriamo la mezza verità di quell’affermazione shock che ho scritto poco fa.
L’ETF è iShares MSCI Emerging e in questo arco temporale giugno 2007- giugno 2023 la sua performance è di poco superiore allo zero su base annua. Ma questa è la variazione dell’investimento considerando solo il prezzo. Se consideriamo i dividendi, come andrebbe sempre fatto, in realtà la crescita complessiva dell'investimento ha superato il 50%. Un dato comunque deludente in termini reali al netto dell’inflazione e soprattutto in confronto con un investimento nei mercati sviluppati che, nello stesso arco temporale, hanno guadagnato senza dividendi il 120% e con dividendi oltre il 200% (ETF iShares World).
Il motivo di questa sottoperformance va spiegato nella crescita dirompente cinese all’interno dell’indice (oggi quasi al 30%) e di conseguenza anche nella composizione settoriale.
Settori cambiati nel tempo ma che 10 anni fa vedeva finanza ed energetici tra i settori più pesanti (il 50% del totale). Una concentrazione poi smussata nel tempo, non tanto per i finanziari (ancora oggi al 21%), ma per la crescita di settori più growth come i tecnologici oggi al 20%. Anche in questo caso il confronto con il mondo sviluppato spiega la differenza di performance. I finanziari nel classico Msci World pesano il 12% mentre la tecnologia il 22%, seguita dai farmaceutici al 13%.
Il principio del ritorno verso la media lavora sempre in modo lento e imprevedibile nel mondo finanziario. Questo significa che mantenere un approccio positivo e soprattutto presente sui mercati emergenti rimane la strategia consigliata.
Magari è preferibile utilizzare l’investimento globale in indici All Country World dove il peso degli emergenti è di poco superiore al 10%. Non disponiamo di ETF che investono negli indici Msci ACWI quotati dal 2007, ma partendo dal 2012 la performance deficitaria rispetto al classico Msci World è di circa il 40% (220% vs 260%). Un rischio accettabile che può sfruttare come detto poco fa il ritorno verso la media degli emergenti.
Un mercato, quello azionario emergente, sicuramente deludente dalla fine della Grande Crisi Finanziaria a oggi. Questo però non giustifica un disimpegno, ma invece un approccio equilibrato per puntare ad un processo di ritorno verso la media che potrebbe regalare soddisfazioni agli investitori nella prossima decade.