L’acquisto di un ETF globale prevede un meccanismo di ripartizione del peso di azioni e obbligazioni sulla base del meccanismo di capitalizzazione e non dell’effettivo peso del PIL di ogni singolo Paese sull’economia globale.
Il criterio della “cap weighted” favorisce sul mercato azionario le società quotate americane che hanno un peso dominante di circa il 60% relegando l’azionario emergente ad appena il 10%. Sul mercato obbligazionario troviamo pesi importanti per paesi come Stati Uniti, Giappone e Italia a causa dell’elevato volume di debito in circolazione.
Se volessimo invece investire sulla base del reale peso di ogni singolo Paese sull’economia mondiale avremmo dei risultati molto diversi. Sulla base dei dati di Prodotto Interno Lordo del 2022, la Cina dovrebbe avere un peso di circa il 19% negli investimenti azionari, gli Stati Uniti del 16%, l’India del 7%, Giappone e Germania poco sotto il 4%. L’Eurozona nel suo complesso occupa un peso del 12% destinato a scendere sotto al 10% (come l’India) nel 2040.
Investire per PIL e non per capitalizzazione
La presenza di ETF azionari che investono su tutte le principali aree globali rende abbastanza semplice replicare questa tipologia di ripartizione da parte di chi volesse investire per PIL e non per capitalizzazione.
Per quello che riguarda il 19% di peso cinese iShares e Xtrackers offrono ETF con capitalizzazione superiore al miliardo di euro che replicano l’indice Msci China con costi che arrivano fino allo 0,3% all’anno. Anche HSBC e Lyxor offrono strumenti passivi simili con una capitalizzazione superiore ai 500 milioni di euro.
Per l’investimento nella quota americana non c’è che l’imbarazzo della scelta con ETF che replicano l’indice Msci Usa che hanno costi di appena 7 punti base all’anno. Xtrackers e Invesco ad esempio hanno due maxi ETF da oltre 3 miliardi di capitalizzazione, ma sono presenti anche versioni ESG per chi vuole privilegiare la sostenibilità.
Passando a quel 12% di Eurozona al quale possiamo aggiungere qualche punto percentuale di Gran Bretagna un ETF Msci Europe che comprende tutto può essere una soluzione adeguata per presidiare il Vecchio Continente. Anche in questo caso iShares e Xtrackers dominano il mercato con dei maxi ETF con costi di 0,12% all’anno.
Passando al mercato indiano l’azionario può essere replicato con gli ETF di iShares o Lyxor la cui capitalizzazione supera i 500 milioni di euro anche se in questo caso i costi tendono ad essere elevati e compresi tra 0,65% e 0,85%.
Chiudiamo con il Giappone. Gli stessi emittenti (iShares e Xtrackers), a cui aggiungere Ubs e Lyxor, hanno ETF con capitalizzazione superiore al miliardo di euro e costi che arrivano fino a 0,12% all’anno.
Con questa copertura azionaria e cinque ETF abbiamo così raggiunto circa i due terzi del PIL mondiale.
Il residuo potrebbe diventare troppo oneroso da gestire per un investitore e nonostante una evidente distorsione che verrà legata al maggior peso dato ad alcuni paesi.
Appare consigliabile integrare la quota residua con un ETF All Country World (ad esempio SPDR Msci ACWI) che contiene al suo interno tutti i paesi sviluppati ed emergenti seppur pesati per capitalizzazione. A quel punto con sei strumenti avremo ottenuto un investimento azionario che seguirà le dinamiche della crescita globale dell’economia e non della capitalizzazione di mercato.