Avevano rappresentato la grande delusione della prima parte del 2023 e del finale di 2022, ma con la speranza di una nuova politica monetaria più orientata a manovre di alleggerimento sui tassi, il mercato delle Small Cap e dei REITS ( (acronimo di Real Estate Investment Trust) è tornato a brillare alla grande facendo meglio negli ultimi tre mesi del classico azionario globale Large Cap.
Il motivo è da ricercare nella dipendenza di queste due asset class dalla dinamica dei tassi di interesse e della crescita economica, soprattutto interna. Considerando il peso che ha l’America all’interno di queste classi non stupisce che alla reazione vigorosa sui titoli di Stato abbia corrisposto una reazione altrettanto vivace su società a piccola capitalizzazione e azioni immobiliari/REITS.
Le prime vedevano la crescita dell’inflazione e dei tassi di interesse come un fattore drenante dei consumi interni, ma anche un limite alla maggiore circolazione della massa monetaria. Sono bastati alcuni dati di rallentamento dell’inflazione e l’apertura della FED ad un ribasso del costo del denaro nel 2024 per accendere le polveri. Nelle ultime settimane la ripresa dei rendimenti di lunghi ha messo in discussione questa tendenza che potrebbe essere solo all'inizio di un lungo percorso che finora ha tenuto ai margini delle asset allocation questi due mattoncini.
Sul fronte REITS l’impennata dei tassi di interesse sui mutui era qualcosa che aveva ovviamente frenato le compravendite immobiliari e di conseguenza tutti il settore risultava dopo l’estate il peggiore. Poi anche in questo caso il ribasso dei rendimenti a lunga scadenza ha messo le ali ad un comparto da sempre considerato un eccellente diversificatore di portafoglio.
ETF REITS e Small Cap: ci sono ancora margini di recupero
Consigliatissima l’esposizione globale, in realtà analizzando due degli ETF più importanti scopriamo che l’America ha un peso elevato, simile a quello che troviamo in un classico Msci World. SPDR Msci World Small Cap vede gli Stati Uniti presenti con il 56% seguiti dal Giappone al 12%. Amundi Ftse Epra Nareit vanta invece un peso dell’America superiore al 62% sempre seguito dal Giappone al 11%.
Due asset con volatilità leggermente superiore ad un classico ETF azionario Msci World, a distanza di 5 anni l’abisso è notevole soprattutto per l’ETF di Amundi. A fronte di un guadagno dell’azionario mondiale che sfiora l'85%, l’ETF che investe sui REITS ha portato a casa in un lustro appena il 5%. Meglio, ma senza esaltarsi troppo, SPDR che dal mondo Small Cap ha estrapolato il 48% di performance positiva.
Proprio l’ETF di Amundi dal punto di vista grafico sembra aver definitivamente messo in archivio la fase negativa del 2022, rilanciandosi come uno dei settori che potrebbero fornire grandi sorprese nel corso del 2024 anche considerando l’ampia distanza dai minimi che ancora c’è da colmare.
Il mercato delle small cap è ben rappresentato dall’indice Russell 2000, uno dei decani di Wall Street.
Anche in questo caso lo strappo verso l’alto è stato notevole e le resistenze che il Russell deve a questo punto abbattere per tornare sui massimi storici sono di tutto rispetto visto che dal 2022 in avanti non hanno mai permesso alle piccole capitalizzazioni di andare oltre. Sarà la volta buona?
Due comparti, i REITS e le Small Cap che indubbiamente hanno levereggiato la speranza di una politica monetaria della FED più distensiva nel 2024, inflazione contenuta e recessione che si allontana. Se il mercato dovesse trovare delle conferme i margini di recupero sarebbero ancora ampi.