Terre rare, auto elettriche, litio e batterie. Ai primi tre posti degli ETF peggiori del 2024 troviamo molto della famosa transizione ecologica verso l’elettrico. Probabilmente a causa della corsa del passato verso multipli che la realtà ha dimostrato essere un pò utopistici, ma anche complice una incertezza sulla guida futura della Casa Bianca che rischierebbe, in caso di successo di Trump, di rimettere in discussione tutta la politica verde portata avanti da Biden.
VanEck Rare Earth and Strategic Metals, Kraneshares Electric Vehicles & Future Mobility, Global X Lithium & Battery sono i tre peggiori ETF del 2024, con perdite che sfiorano (e in alcuni casi superano) il 25% da inizio anno. Una debacle che diventa ancora peggiore, e superiore al 30%, osservando il bilancio a 12 mesi.
In una fase di generale disimpegno degli investitori dal settore green, tra i peggiori ETF troviamo anche quelli impegnati nell’idrogeno e nel solare, spicca chiaramente questa delusione per quello che dovrebbe essere il mantra degli investimenti dei prossimi anni: la mobilità elettrica.
Con l’utilizzo di minerali rari e batterie, l’auto elettrica in teoria dovrebbe essere oggetto di molte più attenzioni di quelle viste finora. Ma come sempre in Borsa contano gli utili e per ora queste società sono ancora deludenti sotto questo aspetto, soprattutto perché all’interno di questi ETF c’è molta Cina, Paese dove il rallentamento economico e la bassissima inflazione sono una realtà sotto gli occhi di tutti.
Il ruolo della Cina per il settore e gli investimenti
L’ETF di Kraneshares ha ad esempio un peso di Cina del 30% con BYD, Nidec, Geely a comporre un paniere dove trovano il loro posto anche Tesla e Samsung. Il filo comune di una importante copertura di Cina in portafoglio lo troviamo anche nell’ETF che investe sulle terre rare, dove Pechino pesa per un quarto del portafoglio. E nuovamente la Cina rappresenta il peso geografico più ampio nel terzo ETF, dove nel Global X Lithium & Battery il Dragone pesa per il 35% del totale.
Il settore sicuramente non sta scaldando i cuori degli investitori, ma la composizione geografica di questi ETF dove la rilevanza cinese è notevole, sta indubbiamente pesando sulle performance degli ultimi anni dei comparti orientati verso la mobilità elettrica e tutto il suo indotto, dall’estrazione di minerali fino alla vendita dell’automobile.
Quest'ultima riflessione mi porta a concludere che solo la ripartenza dell’economia e dei listini azionari cinesi favoriranno un tema tanto venduto dai produttori di fondi ed ETF negli ultimi anni (magari in abbinata con lo slogan del secolo cinese), quanto deludente nei risultati finali. Paradossalmente (ma neanche tanto) la Cina è arbitro del successo ecologico in Borsa. Chissà se le recenti decisioni di Pechino di politica monetaria ed economica serviranno a rilanciare le sorti di questi tre ETF.