Per quanto tempo un investimento monetario può surclassare in termini di performance (e a quel punto anche di rendimento aggiustato per il rischio) un investimento obbligazionario che copre tutte le scadenze?
Il premio per la scadenza più lunga che dovrebbe offrire un bond viene quasi dato per scontato da un investitore, ma in tempi di curva dei rendimenti invertita, ovvero tassi a lunga più bassi di quelli a breve, e di banche centrali che lottano per arginare l’inflazione, il risultato può essere clamoroso.
E così in Eurolandia investire su uno strumento monetario con ETF ha offerto un modestissimo rendimento positivo, comunque superiore a quello ottenuto (negativo) da un paniere di titoli di stato.
Naturalmente non in tutti e nove gli anni il monetario è stato superiore quanto a performance all’obbligazionario, ma questo è il bilancio quasi decennale che desumiamo dal confronto tra le performance dell’ETF Xtrackers Eur Overnight Swap con iShares Euro Core Government Bond.
ETF Monetari vs Obbligazionari: gli investitori preferiscono le scadenze brevi
In realtà dal 2015 al 2022 il monetario, in parabola discendente a causa dei tassi di interesse negativi, aveva creato un passivo inferiore al -3%. Ma con l’improvviso rialzo dei tassi da parte della BCE, tutta la parte lunga della curva è collassata quanto a prezzi producendo il risultato che vediamo oggi e che probabilmente ritroveremo allo scoccare del decimo anno, salvo improvvisi e inaspettati ribaltoni sul fronte del costo del denaro europeo.
Le due asset class negli ultimi 9 anni non hanno ovviamente contrastato l’inflazione e questi modesti numeri raggiunti dagli ETF figuriamoci quali contorni potrebbero aver assunto per dei fondi attivi con commissioni di gestione decisamente più elevate.
Come detto in apertura questo fenomeno è straordinario anche in America dove a curva dei rendimenti invertita da tempo non corrisponde nessuna recessione economica. Una bella matassa da sbrigare per Banche centrali che finora non sono riuscite nell’intento (se mai ne avevano le intenzioni) di raffreddare la crescita. Come dimostrano i dati americani l’occupazione sta ripiegando, ma siamo ancora lontani dai livelli critici mentre l’inflazione fatica a scendere sotto il 3%. Nonostante tassi ufficiali oltre quota 5% e con il mercato che "invita" caldamente la FED a tagliare il prima possibile anche più dei 25 punti base previsti.
Per quello che riguarda gli investimenti attuali in reddito fisso, l’assenza di sostanziale premio per il rischio nei rendimenti obbligazionari a lunga scadenza (solo i BTP italiani offrono qualche decimale di punto in più sulla scadenza decennale) scoraggia l’assunzione del rischio da parte degli investitori che preferiscono così le scadenze brevi o intermedie.
Naturalmente lo scenario che vedrebbe favorita la strategia long duration è quella di una recessione economica che costringerebbe la BCE a tagliare i tassi in modo rapido e corposo. Gli ultimi movimenti di ribasso di tutta la curva dei rendimenti potrebbe essere un primo indizio in tal senso.
Ma per ora la overperformance decennale del cash sui bond sembra essere imminente.