GraniteShares: i nuovi settori su cui conviene puntare | Investire.biz

GraniteShares: i nuovi settori su cui conviene puntare

20 ott 2022 - 14:30

21 ott 2022 - 07:06

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L’attuale contesto sta facendo emergere nuove opportunità di investimento. Ne abbiamo parlato con Margherita Bertossi, Sales Director di GraniteShares per l’Italia

Abbiamo chiesto a Margherita Bertossi, Sales Director di GraniteShares per l’Italia, un parere sull’andamento dei conti societari nella prima parte dell’anno ed una stima sul terzo trimestre. Inoltre, abbiamo provato a capire perchè la stagione delle trimestrali rappresenta un’opportunità di trading ed a delineare quello che sarà il contesto in cui ci troveremo ad operare nei prossimi mesi, sia focalizzandoci sull’andamento dell’economia globale che provando a capire quali sono i settori che potrebbero riservare sorprese positive. 


Non possiamo dire che nel 2022 siano mancati gli spunti per gli investitori: tra l’invasione russa dell’Ucraina, l’incremento dei prezzi delle materie prime, l’esplosione dell’inflazione e le decise politiche di normalizzazione imposte dalle banche centrali, gli elementi in grado di condizionare pesantemente l’attività economica globale e le piazze finanziarie non sono certo mancati. Questo clima emergenziale ha finito per riguardare tutte le asset class, anche se l’impatto è stato differente. Dal fronte azionario, un puntuale check-up della situazione societaria, particolarmente utile per investitori e stakeholders, ci arriva dalla pubblicazione dei risultati trimestrali. Quali trend sono emersi dagli earning release del 2022?

I primi due trimestri del 2022 non hanno delineato uno scenario di rallentamento economico complessivo, soprattutto se messi a confronto con i trimestri precedenti. In particolare, secondo un’analisi di Factset pubblicata a fine agosto 2022, il secondo trimestre del 2022 ha visto circa il 76% delle società dell’indice S&P 500 riportare dati superiori alle attese, una percentuale in linea con la media a 5 anni e superiore alla media a 10 anni. 

Tuttavia, depurando il dato complessivo dalle informazioni relative al settore energy, la situazione muta radicalmente: Il tasso di crescita degli earnings passa infatti dal +6,7% al -3,7%, delineando un quadro ben più preoccupante. Sempre secondo un’analisi Factset, nel corso del terzo trimestre del 2022, gli analisti hanno rivisto le proprie stime al ribasso del 6,6%. Una diminuzione dei valori con l’avvicinarsi della chiusura del trimestre rappresenta una pratica piuttosto comune, a sorprendere e invece la magnitudo di questa revisione in corsa, decisamente superiore alla media storica.

 

Dagli Stati Uniti in questi giorni stanno arrivando i risultati della Corporate America relativi al terzo trimestre. Se da un lato il comparto bancario e quello energetico potrebbero essere in grado di battere le stime, ci sono altri settori, pensiamo ai consumi discrezionali o ai titoli tecnologici, che sembrerebbero maggiormente sotto pressione (il warning lanciato da FedEx, in genere considerata una società-proxy dell’andamento dell’intera economia, è sintomatico). Quali sono le vostre stime sui numeri del Q3, sia per quanto riguarda gli Stati Uniti che il Vecchio continente?

Sebbene i dati macro non puntino ancora in direzione di un rallentamento, ci aspettiamo che lo scenario microeconomico, quello relativo alle singole realtà corporate, vada in quella direzione, proseguendo per altro un trend già innescato. Questo è valido sia per le società statunitensi, sia per quelle europee, sebbene le seconde si trovino senz’altro ad affrontare un quadro più complesso, con costi più elevati e consumi più deboli. 

In questa prima settimana di stagione degli utili a catturare l’attenzione degli investitori sono stati i grandi gruppi bancari, e se da un lato effettivamente molti hanno battuto le stime degli analisti, dall’altro questo non deve far passare in secondo piano il fatto che lo scenario delineato è uno scenario pre-recessivo, con un drastico aumento degli accantonamenti per perdite sui prestiti e una netta diminuzione delle attività legate alla divisione investment banking. È un pattern che abbiamo visto su tutti i titoli del settore, nessuno escluso. Non abbiamo motivo di ritenere che per i settori più growth come la tecnologia sarà differente, anzi tradizionalmente sono proprio loro a soffrire di più in questo contesto.

 

Le trimestrali ci forniscono importanti indicazioni sull’andamento del business di una società e di un intero sistema economico. Ci può spiegare perché le stagioni degli utili rappresentano un’ottima occasione di investimento?

Se mostrassimo graficamente l’andamento di un indicatore di volatilità come il VIX negli ultimi 50 anni vedremmo come, al netto di forti shock esogeni come una crisi energetica o una pandemia globale, i picchi tendano a ripetersi con una certa periodicità. La volatilità si muove in maniera ciclica, e diversi studi hanno dimostrato come tenda ad aumentare proprio in occasione della pubblicazione dei risultati trimestrali. Questa volatilità dà agli investitori, se equipaggiati con i giusti strumenti, l’opportunità di capitalizzare su elevati movimenti al rialzo o al ribasso, seguendo una logica di tipo event-driven.

 

L’ingresso nel quarto trimestre rappresenta l’occasione per iniziare a stimare cosa accadrà nel 2023. Se l’autosufficienza energetica potrebbe permettere agli Stati Uniti di non pagare un conto particolarmente salato, la stessa cosa non si può dire dell’Europa, dove l'approvvigionamento energetico, la minaccia bellica e la politica restrittiva della BCE compongono un mix che promette di far ripiombare, dopo la crisi pandemica, le economie in recessione. Quali sono le vostre aspettative sul 2023?

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, i dati di consensus sono piuttosto unanimi nel posizionare durante il primo semestre del 2023 il picco di inflazione e conseguentemente dei tassi di interesse e il successivo ribasso (Fonte: survey pubblicata dal WSJ in data 17 ottobre 2022). Al momento l’unico indicatore macro a puntare verso un raffreddamento dell’economia è quello sulle nuove posizioni lavorative aperte, che a settembre hanno mostrato una netta diminuzione. Si tratta di un indicatore largamente anticipatorio, dunque, anche sulla base della passata relazione fra tassi di interesse e CPI, nove mesi potrebbe essere una timeline ragionevole. In Europa l’inflazione è guidata dall’offerta di materie prime e lo scenario macroeconomico è strettamente legato a quello geopolitico. Difficile formulare previsioni sulle tempistiche di risoluzione del conflitto russo-ucraino e su un eventuale appianamento dei rapporti con Mosca.

Le fasi travagliate finiscono sempre per ridisegnare il contesto in cui siamo abituati ad operare. Come dicevamo, archiviata la pandemia, o almeno gli aspetti più duri della crisi sanitaria, sono arrivate nuove sfide che, come sempre accaduto, produrranno vincitori e vinti. Dal vostro punto di vista dove vedete nuove opportunità o nuovi modelli di business?

A risultare particolarmente avvantaggiati sono i modelli di business a bassa intensità di capitale e la cui operatività risulta almeno in parte svincolata dalle supply-chain globali. I bilanci pubblicati dalle più grandi società tech, da Apple, ad Amazon ad Alphabet, restituiscono l’immagine di un settore in cui servizi digitali, cloud computing e advertising stanno diventando le vere punte di diamante, a discapito di tutte quelle divisioni focalizzate sulla produzione fisica. Sicuramente, una volta superata la fase di shock economico e politico, anche il settore dell’energia sostenibile ne uscirà rafforzato, capitalizzando una sempre maggiore spinta verso l’indipendenza energetica da parte delle principali potenze globali. Un simile discorso si estende anche al comparto dei veicoli elettrici, dove però attenzione, Tesla non è più sola.

 

 



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