Le parole Green Bond sono ormai da tempo associate al tema della sostenibilità ambientale. Negli ultimi tempi le emissioni sono state numerose e così anche i prodotti gestiti hanno proliferato.
Districarsi nell’offerta delle varie case di investimento diventa particolarmente complesso e così in questo articolo ho voluto fare un confronto tra quattro diversi tipi di ETF ESG quotati in Italia che investono nelle obbligazioni verdi ma con stili diversi.
I quattro ETF che ho preso in considerazione sono emessi da Lyxor, iShares, Xtrackers e Ubs.
ETF ESG: confronto tra quattro prodotti
Comincio da quello più orientato alle emissioni governative, ovvero Xtrackers ESG Global Government Bond eur hedged. Come dice la descrizione l’ETF include le emissioni di Paesi sviluppati che soddisfano i parametri ESG determinati dal gestore. Questa è una linea che ritroviamo anche negli altri ETF che seguiranno. In questo caso Stati Uniti, Germania e Francia fanno la parte del leone in termini geografici con il 60% di copertura e una duration di portafoglio di 7,6. Il difetto di questo prodotto è probabilmente rappresentato dalle masse ancora limitate.
Il secondo ETF che sale un po' nella scala di rischio è iShares ESG Global Aggregate bond eur hedged. L’indice replicato è il Bloomberg MSCI Global Aggregate Sustainable and Green Bond SRI e seppur, a cambio coperto, ha una diversificazione geografica più globale con Stati Uniti al 40% seguiti da Giappone e Cina per un altro 20%. La duration del portafoglio è anche in questo caso lunga (6,8) e il mix di emissioni è diviso tra governativi e paragovernativi (circa i due terzi del portafoglio) e corporate bond.
Il terzo ETF sposta ancora più in alto l’asticella del rischio di credito e di cambio. Il Lyxor Green Bond replica l’indice l'indice Solactive Green Bond e comprende al suo interno obbligazioni statali, sovranazionali, corporate in euro e dollari. Rischio cambio quindi aperto, almeno per la componente dollaro, una duration simile ad iShares, ma una componente di governativi e sovranazionali inferiore al 50% esponendo quindi il prodotto ad una maggior rischio credito privato. Anomalo il numero di emissioni presente all’interno del portafoglio, molto contenuto e non certamente positivo per la diversificazione dell’investimento.
Il quarto ETF analizzato investe sempre nelle obbligazioni verdi ed è UBS Sustainable Development Bank Bonds eur hedged. Probabilmente il più originale del lotto, investendo solo in green bond emessi in dollari (ma il cambio è coperto) da enti sovranazionali. Anche la duration è decisamente differente rispetto agli altri risultando la più contenuta (3,3). Questo è anche il motivo che mette l’ETF di Ubs al primo posto in termini di performance a 1 anno. Il -2% (alla data del 27 aprile 2023) è la meta della perdita accumulata Xtrackers e iShares. Fuori classifica Lyxor che a causa del dollaro debole perde quasi il 10% in 12 mesi.
Quattro ETF “green” che ogni investitore sensibile al tema della sostenibilità dovrebbe considerare per avere una esposizione globale al mondo obbligazionario ESG. Un pezzo importante di un’asset allocation che non può mai fare a meno, nonostante il momento non certo felice che sta colpendo il reddito fisso, di strumenti ad alto livello di sicurezza (quanto a emittenti) e orientati a ottenere un rendimento nel lungo periodo in grado di pareggiare almeno l’inflazione futura.