La debolezza del dollaro americano è un fattore consolidato da mesi: il mercato guarda in prospettiva ai differenziali tassi con il resto del mondo e soprattutto con la zona Euro, ma anche ai differenziali di crescita che potrebbero veder avvantaggiate altre zone del globo.
Il mercato continua, dunque, a pensare che i rialzi dei tassi della FED siano agli sgoccioli e che il 2024 sarà caratterizzato da una fase di maggiore proattività da parte di Powell e soci nell’abbassare il costo del denaro per rilanciare la crescita a fronte di un’inflazione che sembra in ridimensionamento. Exit strategy della FED che nessuno dal FOMC ha ancora messo in cantiere, ma che molti analisti reputano necessaria per evitare una recessione.
In altre zone del mondo, come i mercati emergenti, diverse realtà stanno lottando con fenomeni addirittura opposti come la Cina dove la deflazione è sempre più vicina. Oppure il Brasile dove la lotta all’inflazione ha riportato i tassi dentro il target stimato dalla banca centrale creando i presupposti per remunerare gli investitori con tassi reali tra i più alti al mondo con ovvia rivalutazione del real brasiliano. Questa condizione, non unica al Brasile, significa però ampi margini di manovra verso il basso sui tassi di interesse da parte di molte banche centrali appartenenti al blocco emergente, e quindi maggiori prospettive di crescita e utili.
Investire sull'azionario emergente
Infatti l’azionario emergente potrebbe essere un fattore interessante di diversificazione e opportunità per sfruttare la futura debolezza del dollaro. Investimento solitamente pimpante quando il biglietto verde perde terreno anche per la dipendenza di molti paesi dalla necessità di fare debito in dollari Usa, negli ultimi tempi le azioni del blocco emergente hanno battuto un po' in testa e presentano ampi margini di recupero.
Negli ultimi 5 anni il gap tra un tipico ETF che replica l’indice Msci Emerging Market e quello che replica l’indice Msci World è addirittura di quasi 50 punti percentuali con il primo che si è rivalutato di appena il 15%. Meglio sarebbe andata depurando la forte componente cinese all’interno dell’indice. L’ETF di Lyxor Msci Emerging Market ex China negli ultimi 3 anni si è apprezzato del 30% contro il 10% dell’indice generale.
Investire sulle Small Cap USA
Se il mondo emergente può essere quindi preso in considerazione sulla prospettiva di un processo di Mean Eeversion (Sfruttare il Mean Reverting) da parte di mercati rimasti indietro a causa anche della forza del dollaro, la debolezza del biglietto verde potrebbe ridare vigore anche alle Small Cap americane.
Solitamente zavorrate da prospettive di recessione e valute estere più convenienti alle quali attingere per aumentare le esportazioni, le Small Cap USA tendono a fare meglio durante le fasi di debolezza del dollaro per una maggiore competitività verso i consumatori locali dei propri prodotti e servizi.
Il ritardo verso lo S&P500 negli ultimi 5 anni è stato importante e superiore ai 50 punti percentuali per quello che riguarda il Russell 2000. Ma anche in questo caso l’accortezza di investire nelle sole azioni value a piccola capitalizzazione (come, ad esempio, l’ETF SPDR Msci USA Small Cap Value) avrebbe ridotto il gap ad un seppur considerevole 25%.
Small Cap americane e azioni emergenti rappresentano due temi di investimento sui quali il dollaro debole potrebbe dare quella spinta necessaria per recuperare il tanto terreno perduto nei precedenti anni. L’abbondanza di strumenti passivi disponibili rende la pratica semplice da implementare.