Al momento dell’acquisto di un ETF, tipicamente le spese correnti dello strumento e lo spread bid-ask sul mercato di quotazione sono le due variabili di costo maggiormente tenute in considerazione. Esiste però una terza voce spesso trascurata che può deviare e non di poco il valore dell’ETF al momento dell’acquisto da quello reale. Sto parlando del premio oppure dello sconto sul NAV.
Un ETF, come un fondo di investimento, ha infatti un valore intrinseco dei titoli sottostanti sintetizzato da un NAV (Net Asset Value). Essendo però quotati in continua come le azioni, per gli ETF durante la giornata di borsa questi valori di NAV potrebbero non essere quelli che l’acquirente utilizzerà come prezzi medio di carico.
I motivi sono diversi, ma spesso i premi e gli sconti fanno parte del patrimonio genetico di un ETF.
Per come sono costruiti gli ETF, a un aumento della domanda da parte degli investitori corrisponde un allontanamento parziale dal valore di NAV. In questo caso solitamente il prezzo dell’ETF salirà sopra quello del NAV. Lo stesso accade, ma al contrario, in caso di importanti richieste di rimborso che portano il prezzo sotto il valore di NAV. Il meccanismo della creazione-rimborso di quote da parte del gestore per riportare l’equilibrio permette di attenuare velocemente questo fenomeno distorsivo.
Nonostante questa attività dei gestori,lo sconto/premio può non scomparire del tutto a causa di altri fattori esterni.
Premio o sconto sul NAV: meglio scegliere ETF con premi poco volatili
Sono soprattutto i trader quelli che soffrono le maggiori oscillazioni degli ETF rispetto al NAV. Acquistare e poi vendere strumenti poco stabili nel differenziale tra prezzo e NAV può generare importanti costi (o anche ricavi) non controllabili a priori. Lo scenario di maggior rischio si verifica quando si compra un ETF a premio e lo si vende a sconto.
Per questo è meglio uno strumento che quota sempre con un leggero premio ma costante, rispetto a uno strumento oggetto di una forte volatilità nella componente premio/sconto. Soprattutto per i trader, mentre gli investitori di lungo periodo possono non preoccuparsi di un fenomeno, comunque, mai eclatante nei numeri complessivi spalmati su anni di possesso del titolo.
Solitamente gli ETF che hanno premi più consistenti sono quelli che contengono azioni quotate in orari differenti da quelli di contrattazione (per noi europei i mercati asiatici oppure gli ETF internazionali ad esempio), oppure ETF che devono incorporare fattori come la copertura del cambio, illiquidità (ad esempio small cap o borse poco capitalizzate), tasse e costi speciali, ma soprattutto la volatilità del mercato intraday.
Anche gli ETF obbligazionari possono quotare strutturalmente a premio visto che la formazione dei prezzi avviene su valori non sempre corrispondenti a quelli di chiusura dei contratti per obbligazioni poco liquide. Il fenomeno è comunque più contenuto rispetto all’azionario e riguarda più le obbligazioni ad alto rendimento.
Il premio o lo sconto rappresentano comunque un fattore importante nel costo finale di un ETF e gli investitori dovrebbe valutare con attenzione, soprattutto se fanno trading, queste variabili prima di operare con frequenza. Su Borsa Italiana si possono trovare ad esempio statistiche periodiche che riportano i valori medi di premio/sconto degli ETF. Altrimenti diversi servizi a pagamento offrono in tempo reale i valori di premio/sconto sul NAV dell’ETF.
Meglio comunque scegliere ETF con premi poco volatili, rispetto a ETF molto più ballerini nella formazione del prezzo rispetto al NAV. Questo servirà per avere una “certezza” di costo maggiore con la quale fare i conti nel piano di trading.