Dopo essersi spinti, nella seconda metà di agosto 2022, a testare i 10 dollari per milione di BTU (British Termal Unit), i prezzi del Gas Naturale statunitense (Henry Hub) hanno evidenziato una decisa parabola ribassista che li ha spinti agli attuali 2,15 dollari.
Nonostante le difficoltà in arrivo dal fronte geopolitico, che avevano spinto i corsi in doppia cifra, i prezzi negli ultimi mesi hanno registrato un tonfo grazie alla capacità europea di diversificare le forniture ed al calo dei consumi. In particolare, quelli statunitensi hanno evidenziato il livello minore degli ultimi cinque anni in scia di temperature invernali particolarmente miti.
Non a caso, i dati sugli stock statunitensi diffusi dal Dipartimento dell’energia statunitense nell’ultima rilevazione hanno evidenziato un incremento di 460 miliardi di piedi cubi (Bcf, Billion cubic feet) rispetto allo stesso periodo del 2022 e l'attuale livello degli stoccaggi risulta di 295 Bcf maggiore rispetto alla media quinquennale. Ad una domanda debole fa da contraltare un’offerta che negli ultimi 10 anni ha registrato un vero e proprio boom grazie al crescente sfruttamento delle riserve non convenzionali, il c.d. Gas di Scisto (“Shale Gas”).
Un fattore che potrebbe favorire la discesa degli stock è rappresentato dalla richiesta di Gas destinato alla produzione di energia elettrica, visto che negli Stati del Sud il Metano è utilizzato per produrre l’elettricità che fa funzionare i condizionatori (nei mesi invernali invece, oltre metà delle famiglie statunitensi, in special modo nel Nord del Paese, utilizza il questa commodity per il riscaldamento domestico).
Gas Naturale: le stime degli operatori
Nonostante sia stata rivista al ribasso rispetto ai 5,64$ del report precedente, la view dei 143 executive rilevata dalla Federal Reserve di Dallas nel suo report trimestrale colloca il prezzo del gas a 3,43 dollari entro la fine dell’anno.
Nell’ultima edizione dello Short-Term Energy Outlook (STEO), l’EIA (Energy Information Agency), la divisione statistica del Dipartimento dell’Energia USA, ha detto di attendersi un prezzo medio 2023 di 2,94 dollari (6,42$ nel 2022). Per il 2023, l’EIA stima una riduzione dei consumi del 2,4%, pari a 2 miliardi di piedi cubi, rispetto ad un anno prima, mentre la produzione è vista stabile “poiché i produttori ridurranno le trivellazioni in risposta al calo dei prezzi".
Gas Naturale: i prezzi hanno toccato il fondo?
I test di breakout a cui abbiamo assistito negli ultimi tre mesi, accompagnati da livelli di forza relativa particolarmente bassi, ci suggeriscono che la soglia dei 2 dollari per milione di Btu, nelle attuali condizioni, sembrerebbe in grado di contenere le velleità ribassiste di questa commodity.
A sostegno di una ripresa dei corsi c’è anche il recente superamento della trendline discendente che ha accompagnato, dal top registrato il 23 agosto 2022, il forte movimento ribassista dei prezzi di questa materia prima. Questa trendline, che ha trovato conferma nei massimi registrati a metà settembre 2022, a partire da metà marzo è stata superata, ponendo le basi per l’attuale fase di consolidamento in area 2 dollari.
Da qui, riteniamo che i corsi possano tornare a salire in direzione dei 3 dollari. Di conseguenza, in caso di ritracciamento sotto i 2 dollari, da 1,95$, si potrebbe entrare long prima con target 2,3 (+18%) e poi, per quegli operatori più ambiziosi, puntare ad un superamento della media mobile a 50 giorni con obiettivo fissato a 2,45 Usd (+25,6%). Lo stop loss potrebbe essere fissato a 1,65$, sotto il livello di supporto rappresentato dagli 1,75 dollari (bucato l’ultima volta a luglio 2020).
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