Il prezzo del petrolio è letteralmente crollato, con il prezzo che ha raggiunto i minimi del 2016.
La decisione, da parte dell'Opec, di non tagliare la produzione di petrolio ha creato nervosismo sul mercato tanto che il crollo del greggio ha pesato anche sulle borse, che hanno segnato l'ennesima giornata negativa.
A pesare sul greggio anche il calo dei consumi dovuto al CoronaVirus. Tra aerei che rimangono a terra e persone che non escono di casa, il vero problema è il sensibile calo dei consumi.
Quali sono i motivi del crollo secondo Tony Cioli Puviani
Secondo il noto analista finanziario il petrolio è il vero termomentro della salute dell'economia mondiale e siccome i piu' grandi consumatori di petrolio sono i cinesi, il blocco della nazione ha pesato sul prezzo, tanto che il prezzo ha quasi raggiunto i livelli di minimo del 2016.
Secondo Puviani pero', gran parte del crollo è dovuto alla volontà di Putin di non accettare il taglio della produzione proposto dell'Opec. Sempre secondo Puviani questa è stata, da parte di Putin, una mossa politica atta a mettere in difficoltà gli Stati Uniti d'America.
Gli Stati Uniti, infatti, sono esportatori netti di petrolio, grazie alla produzione di shale oil. Queste aziende americane, che hanno margini estremamente piu' bassi rispetto ai grandi produttori come la Russia, non possono resistere con prezzi del petrolio cosi bassi, motivo per cui la "mossa" di Putin di non accettare il calo della produzione è, secondo Puviani, una sorta di tentativo di scacco matto da parte della Russia nei confronti degli Stati Uniti d'America, che vorrebbe fare in modo che gli Stati Uniti tornassero ad essere importatori di greggio.
Il ruolo dei paesi arabi nello scacchiere internazionale
L'Arabia saudita è uno dei produttori principali al mondo, la cui economia dipende completamente dal petrolio. Puviani ricorda che il popolo arabo è completamente sovvenzionato dallo stato, proprio grazie al fatto che è lo stato stesso a commercializzare la preziosa materia prima.
Quando i margini calano, come in questo momento, i fondi sovrani sauditi devono vendere le loro partecipazioni nelle principali aziende quotate, in particolare quelle americane, come Amazon e Apple.
Come potete immaginare, questo non fa altro che alimentare i ribassi che, già da giorni, stanno interessando le borse.