Petrolio: i Futures segnano i massimi di periodo. Ecco le ragioni | Investire.biz

Petrolio: i Futures segnano i massimi di periodo. Ecco le ragioni

20 mag 2020 - 16:29

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I prezzi dei Futures scadenza giugno hanno toccato il massimo da due mesi a questa parte. Decisiva la fine del lockdowd e i tagli OPEC

  • Il prezzo del greggio ha segnato il massimo da due mesi a questa parte, scongiurati i prezzi negativi;
  • La ripresa delle attività ha spinto la domanda riequilibrando il mercato;
  • Gli analisti rimangono cauti sul futuro per il rischio recessione e Coronavirus.

 

Il 20 aprile 2020 ha lasciato il segno nel mercato del petrolio. Quel giorno  di prezzi negativi sui future in scadenza a maggio ha fatto correre un pò tutti ai ripari per evitare che la storia si ripetesse. A partire dal CME Group, la più grande piattaforma di scambio dei future sulle materie prime del mondo. L'Autorità di Chicago ha come prima cosa aumentato i margini di garanzia per evitare che molti operatori si esponessero a rischi eccessivi, ma ha anche impedito all'USO, il principale Fondo americano operante nelle Commodities, di detenere oltre una certa quota la quantità di Futures in portafoglio. Così, il prezzo del Future in scadenza a giugno non solo non è andato in negativo, ma è arrivato ai massimi di periodo nell'ultima giornata di contrattazione, superando con il WTI i 32 dollari al barile e con il Brent i 35 dollari.

Petrolio ai massimi da due mesi: le quattro ragioni

L'anomalia del mese scorso è stata che i Future di maggio erano stati letteralmente svuotati dall'effetto contango, o meglio supercontango; ossia un gap spaventoso tra le quotazioni a termine e quelle in pronta consegna. Stavolta addirittura ha avuto luogo il fenomeno della backwardation, vale a dire il prezzo del greggio di Giugno superiore a quello di luglio, anche se di poco. Tutto questo avviene solitamente quando la domanda è eccessiva rispetto all'offerta, mentre in questi ultimi mesi abbiamo potuto vedere il contrario. Ciò ci riconduce alle ragioni, oltre quelle suddette, per cui l'oro nero si è mantenuto su livelli alti:

  • Le scorte settimanali di petrolio USA sono incredibilmente diminuite. I dati rilasciati ieri sera dall'American Petroleum Institute (API) hanno evidenziato un calo di 4,8 milioni di barili a fronte di una previsione di + 2,4 milioni. C'erano timori che alcuni centri di stoccaggio come quello di Cushing, reo di aver fatto precipitare le quotazioni del greggio nel mese scorso, sarebbero stati pieni zeppi di barili. In verità la ripresa graduale dei consumi ha assorbito l'eccesso di offerta e i magazzini hanno cominciato a svuotarsi;
  • La Cina ha riaperto le attività a pieno organico e questo ha inciso sulla domanda. Ricordiamo che il Dragone è il principale importatore di petrolio al mondo, con 1 milioni di barili al giorno;
  • Dal lato dell'offerta l'OPEC + ha effettuato tagli volontari maggiori e più tempestivi rispetto alle previsioni. Del resto a prezzi così bassi non conveniva a nessuno pompare i giacimenti e riempire le petroliere;
  • La Commodity Futures Trading Commission, regolatore dei contratti Future, ha da un lato imposto un tetto massimo sulle posizioni aperte per bloccare sul nascere velleità speculative, dall'altro ha avvertito broker e intermediari che il rischio di prezzi negativi avrebbe potuto ripetersi e quindi di adottare tutte le misure necessarie per contenerlo.

Le previsioni per il futuro degli analisti

L'andamento di questo mese del prezzo del petrolio potrebbe essere di buon auspicio; soprattutto in concomitanza con la fine del lockdown un pò in tutti i Paesi del mondo e con i tagli dell'output promessi dall'OPEC + che stanno avendo luogo. Ne è convinto Rodriguez Masiu, analista di Rystad Energy, che alla CNBC ha aggiunto che altri tagli di produttori non OPEC si stanno materializzando e questo farebbe riequilibrare il mercato della domanda e dell'offerta. Più cauti gli esperti di Eurasia Group secondo cui una recessione globale e l'escalation dell'epidemia in alcuni continenti come il Sud America, l'Africa e l'Asia meridionale impongono molta accortezza nella valutazione di un possibile rally dell'oro nero. In una nota ai clienti, ING Bank sposta l'attenzione sui margini di raffinazione, ancora troppo bassi per stimolare le raffinerie ad aumentare la capacità produttiva spingendo così la domanda. Dagli ultimi dati rilasciati ieri sera dall'API la produzione delle raffinerie nell'ultima settimana è aumentata di 229.000 barili al giorno.

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