Le quotazioni del petrolio salgono ancora nel mercato delle materie prime, con il Brent e il WTI che si portano a 95 dollari al barile preparandosi ad attaccare la soglia psicologica di 100 dollari. In particolare, il greggio americano ha realizzato nella giornata di ieri il più grande guadagno da inizio maggio grazie a un balzo del 3,6%. Mentre bisogna risalire ad agosto 2022 per vedere un prezzo così alto.
I trader hanno acquistato a mani basse sulla notizia che le scorte a Cushing, in Oklahoma - che rappresenta il punto di consegna per il petrolio statunitense - sono scivolate sotto i 22 milioni di barili, segnando il punto più basso da luglio 2022. Lo stock nell'hub americano è diminuito per ben sette settimane consecutive e le forniture last minute diventano sempre più costose facendo salire il prezzo per il greggio americano.
I prezzi elevati però non stanno incidendo sulla domanda, che rimane molto resiliente. JPMorgan Chase in una nota osserva che la scorsa settimana il consumo globale di carburanti per il trasporto è cresciuto grazie all'attività di autotrasporto cinese e all'aumento dei viaggi internazionali in vista delle vacanze della Golden Week.
Tutto questo dimostra che c'è ancora tanta fame di petrolio, mentre
l'offerta si ridimensiona. L'
OPEC+ ha deciso di ridurre l'output, con Arabia Saudita e Russia che hanno annunciato questa estate il taglio rispettivamente di 1 milione e 500 mila barili giornalieri fino alla fine dell'anno. L'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio all'inizio di questo mese ha previsto un
deficit di 3 milioni di barili al giorno nel quarto trimestre.
Petrolio: prezzi a 100 dollari un fatto scontato?
Considerando questo stato di cose, cresce la convinzione tra analisti e operatori di mercato che il traguardo dei 100 dollari al barile per il petrolio sia ormai una questione di giorni.
"Il mercato petrolifero sta rapidamente facendo i conti con il fatto che i tagli dell'OPEC+ annunciati in estate stanno avendo un profondo effetto sulla disponibilità di greggio", ha dichiarato Stefano Grasso, senior portfolio manager di 8VantEdge a Singapore. "Le scorte sono in riduzione mentre la domanda continua a crescere. Siamo ancora lontani da un livello dei prezzi che causa la distruzione della domanda".
Secondo Bart Melek, amministratore delegato di TD Securities, "se le scorte continuano a scendere al di sotto di quei livelli, sarà difficile ottenere greggio sul mercato". Per questo, prevede che "i prezzi del petrolio continueranno a rimanere a livelli elevati per il resto dell'anno, con un rischio al rialzo se l'OPEC+ continuerà a limitare le forniture".
Il 4 ottobre ci sarà la riunione del cartello e l'attesa si fa rovente, perché si potranno cogliere segnali su quelle che saranno le intenzioni degli alleati del petrolio nel medio termine alla luce di prezzi che rischiano di abbassare notevolmente la richiesta.
Per Warren Patterson, responsabile della strategia sulle materie prime di ING Groep, "sarà solo una questione di tempo prima che il Brent rompa i 100 dollari al barile". Tuttavia, l'esperto ritiene che "qualsiasi breakout sarà relativamente di breve durata, data la crescente pressione che sarà probabilmente esercitata sull'OPEC+ per allentare i tagli all'offerta".
Di opinione simile risulta Sugandha Sachdeva, direttore esecutivo e capo stratega di Acme Investment Advisors. "Anche se i prezzi del petrolio stanno guardando a 100 al barile per il Brent, la narrativa di tassi di interesse più alti per più tempo negli Stati Uniti potrebbe smorzare l'entusiasmo e rappresentare un tetto per i prezzi", ha affermato.