Citigroup ha abbassato le stime sul prezzo del petrolio Brent per il 2024 e il 2025. Da una precedente previsione di 75 dollari al barile, la banca americana ora ritiene che per quest'anno le quotazioni del petrolio del Mare del Nord si fermeranno a 74 dollari. Mentre per il 2025, la proiezione scende di 10 dollari a 60 dollari al barile.
Secondo Citi ci sarà un
eccesso di offerta che manterrà basse le quotazioni, anche se i prezzi nell'anno in corso dovrebbero restare al di sopra dei 70 dollari perché l'
OPEC+ contribuirà all'equilibrio dei mercati tagliando le forniture. "Riteniamo che i fondamentali di mercato più deboli, in assenza di gravi interruzioni dell'offerta, porteranno l'OPEC+ a rinnovare i tagli alla produzione del primo trimestre 2024 per tutto l'anno e a ridurli solo nel secondo semestre del 2025", hanno affermato gli analisti di Citi.
A dicembre il cartello dei Paesi esportatori di greggio si è impegnato a ridurre l'output di 2,2 milioni di barili giornalieri per i primi tre mesi di quest'anno. Tuttavia, l'anno prossimo le cose cambieranno, per l'istituto finanziario statunitense, in quanto "si profila un ampio surplus dell'offerta di 1,2 milioni di barili giornalieri che renderà sempre più difficile proteggere i 70 dollari al barile per il Brent".
Prezzo Petrolio: la situazione nel Mar Rosso si aggrava
Oggi i prezzi del petrolio hanno fatto un balzo di oltre 2 punti percentuali, con il Brent che si è portato sopra i 79 dollari e il WTI che si accinge ad agguantare quota 74 dollari. Gli acquisti sono diretta conseguenza di quanto sta accadendo nel Mar Rosso, con le tensioni continue che turbano i mercati petroliferi.
Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno avviato una serie di attacchi militari contro i ribelli Houthi dello Yemen sostenuti dall'Iran. Anche altri Paesi come Australia, Canada, Paesi Bassi e Bahrain hanno appoggiato l'operazione. "Questi attacchi mirati sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno assalti al nostro personale né consentiranno di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo. Non esiterò a mettere in campo ulteriori misure per proteggere il nostro popolo e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario", ha dichiarato il presidente USA
Joe Biden nel comunicato che ha seguito l'ordine. Anche il primo ministro britannico Rishi Sunak ha motivato l'azione dell'Occidente con il pericolo che i militanti Houthi possano danneggiare gravemente il commercio internazionale facendo salire i prezzi delle materie prime, tra cui il petrolio.
Secondo Warren Patterson, responsabile delle strategie sulle materie prime presso ING Groep NV, "il rischio maggiore è che il conflitto si estenda e il mercato inizi a vedere minacce ai flussi provenienti dal Golfo Persico". Tutto questo "fornirà un rialzo ai prezzi del petrolio", ha precisato. L'esperto ritiene che il rischio di un'escalation sia basso, ma "l'impatto sarebbe significativo".
A giudizio di Robert Rennie, capo della ricerca sulle materie prime e sul carbonio presso Westpac Banking Corp., "il forte deterioramento della situazione del Mar Rosso è stato sottovalutato finora nel 2024". Dopo l'attacco occidentale, ci si aspetta una risposta da parte dei leader di Houthi, secondo Rennie, e questo porterà il Brent a superare gli 80 dollari e il WTI a scavalcare quota 75 dollari.
Mercato petrolifero: attenzione alla Cina
Una componente importante che potrebbe spostare gli equilibri sul mercato petrolifero nel 2024 riguarda la domanda dalla Cina. L'OPEC+ teme che un calo della richiesta di greggio da Pechino possa contrarre i prezzi. Infatti, la linea di tagli all'offerta portata avanti finora ha tenuto conto anche di questo rischio.
Intanto però l'Amministrazione generale delle dogane cinese ha pubblicato dati incoraggianti riguardo le importazioni annuali di petrolio dalla Cina. Nel 2023, l'import ha raggiunto il massimo storico a 563,99 milioni di tonnellate, equivalenti a 11,28 milioni di barili al giorno, segnando una crescita dell'11% rispetto al 2022.
Il precedente record era di 10,81 milioni di barili giornalieri del 2020, registrato prima che lo scoppio della pandemia azzoppasse la domanda di carburante. Proprio la ripresa di quest'ultima, a seguito dei lockdown del 2022, ha generato un picco delle importazioni annuali, ha rilevato l'agenzia doganale.