Con un inusuale anticipo rispetto alla Federal Reserve, la BCE giovedì dovrebbe annunciare una riduzione del costo del denaro di 25 punti base. Per il benchmark di Eurolandia si tratterà del primo taglio dal 2019. Figlia di un indebolimento del contesto macroeconomico che potrebbe già essere terminato, la mossa che sarà varata dall’istituto guidato da Christine Lagarde non dovrebbe restare isolata.
Eccezion fatta per il meeting di luglio, in cui il costo del denaro di Eurolandia dovrebbe essere confermato, nei restanti tre meeting del 2024 (BCE: calendario e date delle riunioni e meeting 2024) potremmo assistere, a meno di nuove fiammate dei prezzi, ad altre 1-2 riduzioni dei tassi.
Andando ad incrementare il margine di interesse, la differenza tra i tassi attivi e quelli passivi, un costo del denaro elevato rappresenta un elemento decisamente positivo per i bilanci delle banche che, al contrario, finiscono per soffrire un contesto in cui la Banca centrale riduce i saggi. Gli analisti di Berenberg hanno stilato una lista di 5 banche europee i cui profitti resteranno elevati nonostante un costo del denaro inferiore. Vediamo quali sono.
Berenberg: i profitti di queste 5 banche reggeranno l’urto del taglio dei tassi BCE
Sono 5 le banche europee che secondo gli analisti di Berenberg reggeranno l’urto di una riduzione del costo del denaro da parte della BCE:
- Standard Chartered, su cui il prezzo obiettivo è stato fissato a 11 sterline;
- Barclays, con prezzo obiettivo a 2,8 sterline;
- Nordea Bank, con prezzo obiettivo a 157 corone svedesi;
- UniCredit, con prezzo obiettivo a 44 euro;
- HSBC, con prezzo obiettivo a 8,3 sterline.
"Gli investitori bancari sono cautamente ottimisti. Nonostante la recente forte performance, il settore rimane a buon mercato, con un utile per azione previsto di 7,4 volte a due anni", ha rilevato Peter Richardson, analista per il comparto bancario di Berenberg.
Nonostante i miglioramenti nei loro bilanci e nei rendimenti, l’esperto rileva come le valutazioni delle banche europee attualmente presentino uno sconto del 20% rispetto alla media di lungo periodo. Le banche europee, evidenzia Richardson, hanno negoziato al di sotto delle valutazioni attuali solo per il 6% del tempo tra il 1988 e il 2020.
"Inoltre, le proprietà strutturali dei bilanci di molte banche fanno sì che i benefici derivanti da tassi di interesse a lungo termine più elevati continueranno a crescere anche se i tassi delle banche centrali diminuiscono".