Era da diverso tempo che non si vedeva un'euforia così pronunciata per il
Bitcoin e il mondo delle criptovalute in generale. Gli investitori sono convinti che con
Donald Trump neo-eletto alla presidenza degli Stati Uniti, il settore crittografico riceverà una spallata tale che niente sarà più come prima. Superata di slancio la soglia degli 80.000 dollari, la maggiore delle cripto sembra non porsi limiti per il momento e la probabilità che presto possa raggiungere il
traguardo agognato da tempo dei 100.000 dollari si fa via via più concreta.
Il mercato delle opzioni suggerisce questo. Secondo i dati rilasciati dall'exchange di opzioni sulle criptovalute Deribit, le posizioni sulle "call" a quota 100.000 dollari con scadenza 27 dicembre si stanno affollando. Già nelle ultime settimane questo tipo di opzioni ha visto un aumento del 30% di valore, sottolinea Nick Forster, fondatore di Derive, un protocollo di finanza decentralizzata per il trading di opzioni. "Stiamo assistendo ad alcuni movimenti significativi sulla scia delle elezioni statunitensi", ha detto.
Non solo opzioni. Il crescente interesse dei trader per il Bitcoin è evidente anche se guardiamo ai dati relativi al mercato dei future presso il CME Group, che segnala un aumento dei derivati in acquisto del 12% dal 5 novembre.
Gli investitori insomma hanno fiducia che Trump terrà fede alle sue promesse. Durante la campagna elettorale, il leader repubblicano ha esposto una serie di misure che faranno dell'America la capitale mondiale delle criptovalute. Tra queste troviamo la creazione di una riserva strategica di Bitcoin, l'estrazione made in USA delle monete rimaste, la nomina di regolatori crypto-friendly e il contemporaneo licenziamento di Gary Gensler a capo della Securities and Exchange Commission, nonché una serie di stimoli fiscali e monetari che finiranno per agevolare le attività rischiose come il Bitcoin.
"C'è tutta una serie di promesse che Trump ha fatto durante la campagna elettorale, e resta da vedere quanto fosse serio", ha detto Le Shi, Amministratore delegato di Hong Kong presso la società di market making Auros. "Man mano che iniziamo a ottenere alcuni dati in entrambe le direzioni, i trader scommetteranno di più sul fatto che le promesse rimanenti saranno mantenute o meno".
MicroStrategy fa incetta di Bitcoin
Tra il 31 ottobre e il 10 novembre, il produttore di software aziendale nonché il più grande detentore privato di Bitcoin, MicroStrategy, ha acquistato 27.200 monete investendo circa 2,03 miliardi di dollari, secondo quanto rivelato da un documento depositato dalla società. Si tratta della più grande quantità di acquisti effettuati dall'azienda da dicembre 2020, quando ha annunciato di essere in possesso di 29.646 Bitcoin. Al 10 novembre MicroStrategy, insieme alle sue controllate, deteneva circa 279.420 Bitcoin, per un valore complessivo di circa 11,9 miliardi di dollari e un prezzo medio di acquisto di circa 42.692 dollari per moneta, comprensivo di commissioni e spese.
Ai prezzi attuali, insomma, l'azienda con sede in Virginia ha praticamente raddoppiato il capitale dell'investimento. La società ormai basa la sua attività aziendale sulle operazioni nella criptovaluta. Gli investimenti sono stati effettuati sfruttando la liquidità generata in buona parte dall'emissione di azioni e di debito convertibile. Grazie all'aumento di oltre il 630% del prezzo di Bitcoin da agosto 2020 e ai profitti di MicroStrategy che ne sono derivati, le azioni dell'azienda guidata da Michael Saylor sono cresciute di oltre 2.300 punti percentuali nello stesso periodo e solo quest'anno sono aumentate di 4 volte.
Per i venditori allo scoperto è un bagno di sangue
Se MicroStrategy e le altre società legate al Bitcoin sorridono grazie al balzo delle loro azioni in Borsa, i venditori allo scoperto stanno contando le perdite. Secondo i dati di Ortex, gli investitori che hanno puntato contro le azioni MicroStrategy tra il 6 e l'8 novembre (nei tre giorni successivi all'affermazione di Trump) hanno registrato una batosta da 1,2 miliardi di dollari (il passivo ha superato i 6 miliardi di dollari nel 20249.
Non è andata molto meglio agli operatori di mercato che avevano "shortato" i titoli Coinbase, Rio Platforms, MARA Holdings e Bitfarms. Le perdite combinate relative alle vendite allo scoperto di questi titoli sono ammontate a circa 1,2 miliardi di dollari alla chiusura dell'8 novembre.
"Gli speculatori sul Bitcoin scommettono su un ambiente normativo più clemente e si aspettano che le autorità possano costituire un fondo di riserva per le criptovalute, contribuendo a sollevare la domanda in corso", ha detto Susannah Streeter, responsabile della divisione Money & Markets della società di servizi finanziari Hargreaves Lansdown.