L’oro ha nettamente sovraperformato l’indice S&P 500 dall’inizio dell’anno, segnalando un ritorno in auge degli asset rifugio e l’emergere di nuove preoccupazioni per la salute dell’economia statunitense e globale. Cosa significa questo apprezzamento dell'oro per i mercati finanziari?
Il rapporto tra S&P500 e Oro preoccupa gli analisti
Secondo Aakash Doshi, gold analyst presso State Street Global Advisors, il rapporto tra l’S&P 500 e il prezzo dell’oro — un indicatore di quante once d’oro servono per acquistare l’indice — è sceso al livello più basso dalla pandemia, toccando in marzo una media di circa 1,9. A dicembre 2024, il rapporto era a 2,3, mentre a febbraio 2024 aveva toccato un picco ciclico di 2,5.
Fonte: Bloomberg, State Street Global Advisor
“Il calo repentino del rapporto S&P 500/oro non è di per sé un indicatore di recessione”, ha dichiarato Doshi a MarketWatch. Tuttavia, rappresenta “un aumento della domanda di asset rifugio come l’oro e un possibile ripensamento rispetto all’ottimismo sulla crescita statunitense e sugli utili aziendali.”
Il 25 marzo 2025, l’oro ha chiuso a 3.025,90 dollari l’oncia al Comex, in rialzo di 10,30 dollari (+0,3%). Il metallo giallo ha registrato una performance estremamente positiva da inizio anno (+15%), raggiungendo un massimo storico di 3.043,80 dollari il 20 marzo. Nello stesso periodo, l’indice S&P 500 ha mostrato un rendimento negativo, scendendo a 5.765,94 punti (-2,5% da gennaio).
Dean Christians, analista senior presso SentimenTrader, ha evidenziato che la differenza di rendimento a tre mesi tra oro e azioni statunitensi è attualmente la più ampia da oltre due anni.
Risk-off innescato dall'incertezza
Dietro questa dinamica, secondo Doshi, vi è una crescente esigenza degli investitori di proteggersi dai rischi economici e geopolitici. L’incertezza sulla politica estera e interna degli Stati Uniti ha indebolito la fiducia dei consumatori e potrebbe pesare sugli investimenti delle imprese, contribuendo anche all’aumento delle aspettative d’inflazione.
A conferma di questo clima d’incertezza, il Conference Board ha riportato che l’indice di fiducia dei consumatori è sceso a 92,9 nel mese di marzo, il livello più basso da oltre quattro anni, rispetto ai 100,1 di febbraio.
Sebbene Doshi ritenga prematuro parlare di una tendenza strutturale, ammette che “solo il tempo dirà se il recente calo del rapporto S&P 500/oro rappresenta un vero segnale di allarme per l’economia statunitense e globale o un semplice aggiustamento temporaneo di portafoglio.”
Verso la fine del primo trimestre, il rapporto ha mostrato segnali di rimbalzo, il che potrebbe indicare un movimento di “de-risking”, ovvero una riduzione dell’esposizione verso le azioni statunitensi a favore di asset a minore volatilità come l’oro.
I fattori principali di crescita del Gold
Doshi attribuisce la forte crescita dell’oro — circa +15% da inizio anno — a una combinazione di fattori fisici e finanziari. Tra questi, un ruolo chiave è stato giocato dalla ripresa della domanda retail cinese post-pandemia e dagli acquisti delle Banche centrali dei Paesi emergenti.
Tuttavia, il fattore probabilmente più importante nel 2025 è stato il ritorno degli investitori occidentali sugli ETF sull’oro. Dopo un ciclo di disinvestimenti durato tre anni e mezzo, questi strumenti stanno tornando a registrare flussi in ingresso, segnando un incremento significativo del consumo fisico attraverso i fondi.
Secondo Doshi, la rottura al ribasso del rapporto tra S&P 500 e oro rappresenta un’evoluzione interessante, e sarà uno dei dati da monitorare attentamente nei prossimi mesi per comprendere meglio l’evoluzione del sentiment di mercato.