L’appuntamento di fine gennaio con la FED è passato e non ha portato sorprese per il mercato. La Banca centrale USA ha confermato i tassi di interesse e Jerome Powell ha respinto l’idea che il FOMC avesse dati sufficienti sull’inflazione per iniziare a tagliare i tassi. I toni a prima vista da falco del banchiere americano vanno tuttavia interpretati.
Sebbene non sia stata indicata una data precisa in cui la FED possa iniziare a tagliare i tassi, è importante notare come il comitato dei banchieri centrali USA ritenga in modo unanime che i tassi abbiano raggiunto il loro picco picco per questo ciclo.
Questo anche se l’inflazione dovesse sorprendere al rialzo, elemento che eventualmente porterebbe a mantenere i tassi alti per un periodo più lungo di quanto stimato qualche mese fa. In questa direzione, un altro elemento centrale della conferenza stampa di Powell è stato quello rivolto all’economia USA: la FED non vede la forte crescita come motivo per un ulteriore aumento dei tassi d’interesse. E in un clima che ha visto negli ultimi giorni riaffiorare i timori legati alle banche regionali, il passaggio in cui Powell ha chiarito che la decisione sulla politica dei tassi di interesse e quella sul bilancio sono indipendenti contribuisce ad avere un atteggiamento maggiormente proattivo rispetto ai mercati.
Riflettori puntati sulla Germania
Archiviati i meeting delle Banche centrali, la settimana macroeconomica parte con la pubblicazione dei dati sul sentiment dei direttori degli acquisti del settore servizi di Zona Euro e Stati Uniti: nel primo caso il dato definitivo dovrebbe confermarsi sotto quota 50 (48,4 punti), quella che separa espansione e recessione dell’attività economica, mentre il PMI servizi statunitense è atteso a 52,1 punti.
Domani l’appuntamento è con gli ordini alle industrie tedesche che, dopo il tonfo di ottobre (-3,7%), nell’ultimo mese dell’anno dovrebbero aver bissato il +0,3% mensile di novembre. Restando in Germania, mercoledì focus sull’indice della produzione industriale mentre giovedì attenzione alle indicazioni che arriveranno dai dati cinesi su prezzi alla produzione e al consumo (per il quarto mese consecutivo a gennaio l’inflazione del Dragone potrebbe confermarsi in territorio negativo). Venerdì invece in agenda troviamo la produzione industriale nel nostro Paese che, dopo due contrazioni consecutive, è stimata in aumento di mezzo punto percentuale rispetto alla rilevazione precedente.
Ma non solo dati macro: dopo le indicazioni arrivate dalla earning season statunitense, nell’ottava che inizia oggi le maggiori società del comparto bancario italiano alzeranno il velo sui conti del quarto trimestre 2023 e sull’intero esercizio. Iniziata con con i risultati di UniCredit, nel corso della settimana sarà poi la volta di Banca MPS, Intesa Sanpaolo, BPER Banca e Banco BPM.
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