Confermando le previsioni del mercato degli ultimi giorni, mercoledì scorso la Federal Reserve ha tagliato il costo del denaro di 50 punti base. Uno scenario che solo fino a qualche settimana fa sembrava remoto e che per i più avrebbe potuto intimorire i mercati internazionali. Le parole del chairman dell’istituto con sede a Washington, Jerome Powell, hanno invece rassicurato gli operatori su entrambi i punti focali del mandato della Banca Centrale americana: l’inflazione sta rallentando e dovrebbe stabilizzarsi nell’intorno di quel 2% target; il mercato del lavoro permane solido nonostante le recenti revisioni al ribasso.
E proprio l’occupazione da Jackson Hole in avanti è diventata il nuovo paradigma da seguire, con il minor costo del denaro che dovrebbe contribuire a sostenere l’economia statunitense verso quel soft landing auspicato tanto dalla Fed che da Wall Street.
Nella consapevolezza che i tagli dei tassi non sono finiti, con la nuova proiezione mediana per fine 2025 che prevede il costo del denaro nell’intervallo 3,25%-3,5%, i mercati hanno reagito positivamente facendo segnare nuovi massimi storici tanto allo S&P 500 quanto al Dow Jones.
Quali indicazioni dai PMI?
L’appuntamento è con gli importanti aggiornamenti sul sentiment dei direttori degli acquisti, i famigerati indici PMI (Purchasing Managers’ Index): la settimana è iniziata con i dati relativi l’andamento del manifatturiero e del settore servizi di Zona Euro, Regno Unito e Stati Uniti.
Dal fronte Banche centrali, domani la Reserve Bank of Australia dovrebbe confermare il benchmark al 4,35% mentre giovedì l’istituto centrale elvetico potrebbe tagliare il costo del denaro dall’1,25 all’1%. Lo stesso giorno sono in calendario gli interventi di Jerome Powell e di Christine Lagarde.
Per quanto riguarda gli altri dati in agenda, domani attenzione all’indice tedesco IFO ed ai dati USA su prezzi delle abitazioni e fiducia dei consumatori mentre giovedì, sempre per quanto riguarda la prima economia, sarà la volta dei numeri sulla crescita dell’economia e sugli ordini di beni durevoli.
La settimana si chiuderà all’insegna dei prezzi con i dati giapponesi (inflazione area di Tokyo), spagnoli e francesi (indici preliminari di settembre), e statunitensi (indice PCE, il preferito dalla Fed perché segnala l’andamento dei prezzi dei prodotti realmente acquistati, non di un paniere).
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