Dopo un settembre positivo e capace di andare contro a quella statistica che storicamente lo vede come il peggior mese dell’anno per i mercati finanziari, ottobre è iniziato all’insegna della volatilità. A innervosire gli investitori le notizie giunte dal Medio Oriente, con l’escalation dei rapporti tra Iran e Israele culminato per il momento con il bombardamento di martedì 1° ottobre. Gli investitori si sono immediatamente cautelati sul mercato, andando a vendere le azioni e comprando oro e petrolio.
Di fondo rimane tuttavia la politica monetaria a guidare la bussola degli operatori. Importanti per capire la traiettoria della Fed sono state le parole di Jerome Powell: il numero uno ha fatto capire che non vi saranno altri tagli da 50 punti base nei mesi a venire quanto piuttosto due tagli da 25 punti l’uno nel corso degli ultimi meeting del 2024. Uno scenario questo che ha trovato conferme anche nei dati del mercato del lavoro USA pubblicati venerdì. Dati che confermano la forza dell’economia a stelle e strisce e che portano gli investitori a prezzare uno scenario da soft landing piuttosto che da recessione. Certo, alle porte vi sono le elezioni presidenziali e questo tema potrebbe rubare la scena nelle prossime settimane.
Tutti guardano all’inflazione USA
La doccia fredda arrivata da Nashville ha fatto crollare dal 50% al 35% le probabilità che nel meeting della Federal Reserve in calendario il prossimo 7 novembre assisteremo ad un nuovo taglio da 50 punti base. Nel corso di una conferenza nella capitale dello stato del Tennessee, Jerome Powell ha affermato che in futuro la Banca centrale statunitense probabilmente si atterrà a tagli dei tassi di interesse di un quarto di punto percentuale.”Non è un Comitato (di politica monetaria, ndr) che sente di avere fretta di tagliare i tassi rapidamente”, ha detto qualche giorno fa il chairman. “Saremo guidati dai dati in arrivo: se l’economia rallenterà più di quanto ci aspettiamo, allora potremo tagliare più rapidamente, se dovesse rallentare meno delle attese, ridurremo più lentamente”.
Con le ultime indicazioni macroeconomiche che puntano sulla seconda opzione, gli operatori guardano con particolare attenzione ai numeri sull’andamento dei prezzi che arriveranno giovedì e venerdì: prima sarà la volta dei prezzi al consumo, poi di quelli alla produzione. Venerdì arriverà anche il primo dato riferito al mese di ottobre, ossia l’indice che misura il sentiment dei consumatori elaborato dall’Università del Michigan (versione preliminare).
Diverse saranno anche le indicazioni macro relative al “grande malato” europeo, la Germania. Oggi si parte con gli ordini alle fabbriche, domani sarà la volta della produzione industriale e mercoledì della bilancia commerciale.
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