Le tensioni geopolitiche, i rendimenti dei titoli di Stato e le future decisioni di politica monetaria delle Banche centrali hanno continuato a tenere alta l’attenzione degli investitori internazionali nel corso della passata ottava. In attesa di capire l’evoluzione della questione in Medio Oriente, l’allargamento del conflitto rappresenta lo scenario peggiore, i tassi dei Treasury Note sono stati una vera spina nel fianco per i titoli azionari.
Il T-Note a 10 anni ha sfiorato un rendimento del 5%, valore che non si vedeva dal giugno 2007. Guardando la serie storica dal 1970, l’attuale livello dei rendimenti non è estremamente elevato: fino alla primavera 2002 abbiamo praticamente sempre avuto valori più alti, con picchi fino al 15,82% come nel settembre del 1981. Rispetto ad allora il problema è l’ammontare del debito, sia di quello statale che di famiglie e imprese.
In quest’ottica, i dati di settembre sulle vendite al dettaglio statunitensi hanno spaventato gli operatori: sono ancora forti e questo potrebbe spingere la Federal Reserve ad alzare i tassi. Lo stesso Powell ha usato parole di cautela, pur non nascondendo come l’inflazione sia ancora troppo alta.
PMI e BCE sotto i riflettori
Rilevati tramite interviste ai direttori degli acquisti, una delle figure chiave nelle aziende, gli indici PMI (Purchasing Managers’ Index, indice dei direttori degli acquisti) sono giustamente considerati un anticipatore dell’andamento dell’intera economia. Domani saranno diffusi i PMI relativi sia il manifatturiero che il settore dei servizi di Zona Euro, Gran Bretagna e Stati Uniti: per tutti gli indici si tratta di dati preliminari, per quelli definitivi sarà necessario attendere l’inizio di novembre (in genere sono i primi che influenzano maggiormente l’andamento dei mercati).
E restando in tema di indici anticipatori, mercoledì sarà la volta dell’Ifo tedesco, il dato che rileva il sentiment di circa 9 mila operatori economici della prima economia europea. Mercoledì attenzione anche al meeting della Bank of Canada che fungerà da “antipasto” in vista della riunione del board della BCE in calendario giovedì. In attesa di nuove indicazioni sull’andamento delle economie di Eurolandia, ed alla luce dell’intensificarsi delle tensioni geopolitiche, l’istituto guidato da Christine Lagarde dovrebbe confermare l’attuale costo del denaro.
Poco prima della conferenza stampa di Mme Lagarde, dagli Stati Uniti arriveranno i numeri sulla crescita del Pil, sugli ordini di beni durevoli e sulle nuove richieste di sussidio di disoccupazione. La settimana macroeconomica si chiuderà con l’inflazione giapponese e con l’indice dei prezzi PCE (Personal Consumption Expenditures) statunitense.
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