Se dovesse vincere le elezioni, Donald Trump cercherà di svalutare il dollaro USA. Lo ha dichiarato in queste ultime settimane il leader repubblicano affermando che gli Stati Uniti hanno un "grosso problema valutario", che pone un "enorme onere" sui produttori che vendono beni all'estero.
Il tycoon non è stato mai molto propenso ad accettare la forza del biglietto verde. Anche durante la sua presidenza del 2016-2020 si è scontrato diverse volte con il governatore della
Federal Reserve, Jerome Powell, facendo pressioni sul capo della Banca centrale per attuare una politica monetaria al fine di indebolire il dollaro.
Dello stesso avviso è il suo partner nella corsa alla Casa Bianca, JD Vance, che la scorsa settimana nel suo discorso alla Convention nazionale repubblicana ha esposto la sua visione sull'economia americana incentrata su un dollaro più debole.
I dazi di Trump rafforzeranno il dollaro USA
Da quando
Joe Biden è salito alla Casa Bianca, il dollaro USA ha
guadagnato circa il 15% del suo valore sulle principali valute mondiali, incorporando soprattutto gli effetti della forza dell'economia americana e della serie di aumenti dei tassi di interesse da parte della Fed per combattere l'inflazione più alta degli ultimi 40 anni. Investitori e analisti non ritengono però che la moneta statunitense sia sopravvalutata e nutrono
forti dubbi che Trump riuscirà nell'intento di svalutare la divisa. Anzi, le politiche dei dazi sui beni esteri del 78enne newyorchese finirebbero per sostenere il dollaro, a giudizio di Michaël Nizard, gestore di fondi presso Edmond de Rothschild.
Gli esperti di mercato osservano come tariffe più elevate colpirebbero le economie degli altri Paesi, comportando un indebolimento delle loro valute rispetto al dollaro. In questo, il governatore della Banca centrale europea, Christine Lagarde, è stata chiara durante l'ultima riunione ufficiale dell'Eurotower, affermando che qualora gli USA mettessero in campo dazi più elevati, la BCE sarebbe costretta a tagliare i tassi indebolendo l'euro.
Tra l'altro, i dazi potrebbero far crescere l'inflazione statunitense perché aumenterebbero i costi interni. Di conseguenza, la Fed sarebbe orientata a tenere alto il costo del denaro. "La proposta tariffaria di Trump potrebbe aumentare i prezzi dell'1,8% in due anni", ha suggerito Steve Englander, responsabile globale della ricerca FX del G10 presso Standard Chartered. Anche James Lord, responsabile globale del FX di Morgan Stanley, è convinto che, a parità di condizioni, i dazi si tradurranno in un dollaro USA più forte, soprattutto "se le ritorsioni dei partner commerciali sotto forma di dazi apporteranno ulteriori rischi di crescita per l'economia globale".
Anche la proposta di Trump di utilizzare il Fondo di stabilizzazione degli scambi del Tesoro rischia di rivelarsi inefficace, ha sottolineato Englander. Il fondo ha circa 200 miliardi di dollari di asset da usare per l'acquisto di valute estere, ma tale cifra potrebbe esaurirsi presto e non avere effetti duraturi. Tutto ciò "è molto più difficile da mettere in atto di quanto possano pensare", ha affermato Englander. "Il Giappone ha fatto un intervento molto piccolo un mese fa ed è costato loro 70 miliardi di dollari, e quanto è stato efficace?".