L'EUR/USD ha chiuso la scorsa settimana al livello più basso degli ultimi cinque mesi. Il sell-off che si è abbattuto dopo il rilascio dei dati sull'inflazione americana di mercoledì 10 aprile ha spinto il cambio in prossimità di 1,06, e bisogna risalire a novembre 2023 per trovare questi numeri.
Gli investitori ora si aspettano che la
Banca Centrale Europea e la
Federal Reserve viaggino su due binari diversi. La prima ha confermato i tassi di interesse al 4,5% nella riunione di giovedì scorso, ma la scelta è stata dettata solamente da un eccesso di prudenza in relazione ai dati sul mercato del lavoro. Una volta assicuratasi che da quel fronte il mese prossimo non arriveranno brutte sorprese,
l'Eurotower si appresterà ad abbassare il costo del denaro nel meeting di giugno.
La Fed invece è una grande incognita. Dopo che l'inflazione è tornata a farsi minacciosa negli Stati Uniti, la Banca centrale a stelle e strisce non ha fretta di muoversi, ancor più che l'economia USA sfoggia una forza sorprendente. Il mercato non sconta più il primo taglio dei tassi a giugno, ma soprattutto prevede al massimo due interventi da qui alla fine dell'anno contro i tre indicati dalla Fed nell'ultima riunione di marzo.
Il fatto è che dalle dichiarazioni dei responsabili politici dell'istituto monetario di Washington affiorano ora convincimenti di minor accomodamento. La scorsa settimana si è pronunciata anche il presidente della Federal Reserve di Boston, Susan Collins, che ha evidenziato la necessità per la Banca di prendere tempo alla luce delle incertezze e dei rischi legati all'inflazione.
Uno scenario in cui si sta consumando una divergenza di politica monetaria della BCE (accomodante) e della Fed (conservativa) non può non spostare gli investitori verso il dollaro USA penalizzando la moneta unica.
EUR/USD: la parità non è uno scenario lontano
Alcuni osservatori di mercato hanno ricominciato a parlare della parità dell'EUR/USD nei giorni scorsi, specialmente se la Fed dovesse tergiversare troppo prima di iniziare a tagliare. "Non possiamo escludere un ritorno dell'euro in area compresa tra 1 e 1,05 dollari in uno scenario di divergenza estrema tra Fed e BCE", ha scritto in una nota Francesco Pesole, strategist di ING Bank a Londra.
Brad Bechtel, responsabile globale FX di Jefferies a New York, cita anche il rischio geopolitico derivante da un'escalation della guerra in Medio Oriente come possibile fattore contrarian per l'euro, perché gli investitori saranno attirati dal dollaro come bene rifugio. "La rottura di 1,07 dell'EUR/USD è stata fondamentale, quindi indica un movimento a 1,05 o addirittura a 1,04", ha dichiarato. "Ma se otteniamo un ulteriore aumento del rischio geopolitico, allora l'USD spingerà l'euro e le altre valute ancora più in basso".
Il livello di 1,05 sembra essere lo scenario di base per molti, come lo è per Valentin Marinov, responsabile della strategia valutaria del G-10 presso Credit Agricole. "Riteniamo che la divergenza senza precedenti della politica monetaria sia l'aspetto negativo più importante per l'euro-dollaro nei prossimi mesi. La rottura al di sotto di 1,07 ha aperto la porta a un calo a 1,05 in vista della riunione di giugno della BCE", ha detto.