Più forti del previsto, i dati che misurano l'inflazione giapponese spingono il cambio
USD/JPY sotto la soglia psicologica di 150: i trader si aspettano un rialzo dei tassi di interesse della
Bank of Japan nella riunione di dicembre. L'indice dei prezzi al consumo di Tokyo è cresciuto di 2,2 punti percentuali su base annua, rispetto ad attese del 2%, grazie soprattutto all'aumento dei prezzi del riso. Quest'ultimo nel 2024 è stato colpito da un raccolto scarso che ha determinato un calo dell'offerta e quindi un aumento dei prezzi.
Questa settimana, lo yen ha guadagnato circa il 3%, il che lo ha reso una delle valute più in forma del G-10. In particolare, il rafforzamento sotto 150 nei confronti del dollaro USA allontana la prospettiva che il governo giapponese guidato da Shigeru Ishiba sia costretto a intervenire direttamente sul mercato valutario per difendere la valuta.
Già quest'anno il Ministero delle Finanze ha immesso circa 100 miliardi di dollari per evitare la debacle dello yen e l'ultima incursione verso 156 per dollaro aveva riacceso le aspettative di una nuova presa di posizione. Oggi appare difficile che le autorità si muovano con un livello del "ninja" inferiore a quota 160.
USD/JPY: cosa attendersi dalle Banche centrali
Il cambio USD/JPY è fortemente condizionato dalla politica monetaria della BoJ e della Federal Reserve. La Banca centrale giapponese si riunirà il 19 dicembre, con il mercato degli swap che sta ora scontando una probabilità del 61% di una nuova stretta.
Il governatore Kazuo Ueda ha però frenato la scorsa settimana, sottolineando che l'esito del meeting di dicembre è incerto. L'appuntamento con la Fed è per il 17-18 dicembre e i trader vedono una possibilità del 63% di un taglio dei tassi di interesse. Tuttavia, anche qui c'è molta incertezza. I dati macroeconomici negli Stati Uniti non destano preoccupazione, mentre l'inflazione americana si sta mostrando più "appiccicosa" che in altre regioni.
Tra l'altro, si teme che quando a gennaio del prossimo anno il neo presidente eletto Donald Trump prenderà possesso della Casa Bianca, l'introduzione delle misure promesse in campagna elettorale possa rimettere in moto meccanismi inflazionistici. Giocoforza, la Fed potrebbe procedere a un taglio del costo del denaro in maniera più graduale.
Charu Chanana, Chief investment strategist di Saxo Markets a Singapore, ritiene che "i dati sull'inflazione di Tokyo, così come gli accenni di messaggi da falco dai negoziati salariali, stiano alimentando le scommesse su un'ulteriore normalizzazione della politica monetaria". Tuttavia, "è probabile che la BoJ aspetti di osservare come si evolve l'economia e il panorama politico degli Stati Uniti prima di intraprendere qualsiasi azione, rendendo meno probabile una mossa a dicembre", ha aggiunto. Nel contempo, "con un taglio dei tassi della Fed per dicembre non ancora completamente preso in considerazione, i dati sull'occupazione potrebbero svolgere un ruolo critico".
A giudizio di Yujiro Goto, responsabile della strategia di cambio presso Nomura Securities Co, "la pressione per uno yen più forte sta aumentando con le crescenti aspettative di un rialzo della BoJ a dicembre". Tra l'altro, "lo slancio del Trump trade ha fatto il suo corso e la pressione per un dollaro più forte si è allentata". Tuttavia, "se il ritmo dell'apprezzamento dello yen fosse ora troppo rapido, ciò potrebbe impedire alla BoJ di optare per un aumento dei tassi a dicembre", ha aggiunto. In realtà l'istituto nipponico potrebbe essere riluttante a farlo se lo yen si rafforzasse a 146 per dollaro, ha precisato Goto.
Shoki Omori, strategist di Mizuho Securities, esprime cautela. A suo avviso, la BoJ il mese prossimo non modificherà la politica monetaria. "I mercati stanno reagendo in modo eccessivo ai risultati dell'IPC di Tokyo", ha detto. "Sembra che gli algoritmi siano entrati in gioco e abbiano colto questa opportunità per vendere allo scoperto USD/JPY". In verità, osservando i dettagli, "non c'è stata molta differenza rispetto a prima in termini di voci di inflazione monitorate attentamente dalla Banca centrale", ha detto Omori.